La pestò a colpi d'ascia: 5 anni e il marito è fuori. Ma nessuno la avvisa

"Non sento di avere avuto giustizia. Penso che sia una beffa avergli concesso il rito abbreviato con lo sconto della pena e non aver riconosciuto l’aggravante della crudeltà dopo quello che ha fatto"

La pestò a colpi d'ascia: 5 anni e il marito è fuori. Ma nessuno la avvisa

"Non è giusto che la notizia faccia parte delle chiacchiere di paese mentre la legge non prevede che io sia informata quando il mio aguzzino si trova a due passi da me", ha dichiarato Gianangela Gigliotti, la donna che nel luglio 2013, a Conegliano in provincia di Treviso, è stata aggredita dal marito con un'ascia riportando lesioni tali da costringerla sulla sedia a rotelle.

L'aggressione risale alla sera del 24 luglio. Gianangela stava chattando su Facebook con un amico quando ha sentito un rumore: il marito era piombato in casa dopo aver forzato la ringhiera della portafinestra. Aveva un’accetta in mano e ha iniziato a colpirla. La donna è riuscita solo a scrivere: "Oh Dio, mio marito" al suo interlocutore che prontamente, ha allertato le forze dell'ordine. I carabinieri hanno trovato la vittima in una pozza di sangue. Da quella notte la donna è su una sedia a rotelle: invalida al 90%.

Dopo il tentato omicidio, l'uomo è fuggito via. È stato ritrovato quattro giorni dopo in casa della madre. Condannato a 11 anni di carcere, ne ha scontati 5 e oggi ha ottenuto la semilibertà. Gianangela, secondo quanto riporta Tgcom24, non sarebbe delusa per il fatto che il suo carnefice non abbia scontato interamente la pena, sembrerebbe a causa di problemi fisici, ma perché a informarla che il suo aguzzino è di nuovo in libertà è stato un conoscente e non le istituzioni.

"Mi sento abbandonata -avrebbe dichiarato- noi donne dobbiamo allearci e pretendere che le istituzioni ci proteggano".

"Non sento di avere avuto giustizia -ha aggiunto la donna- penso che sia una beffa avergli concesso il rito abbreviato con lo sconto della pena e non aver riconosciuto l’aggravante della crudeltà dopo quello che ha fatto. Vorrei che qualcuno desse anche a me un permesso speciale per uscire dalla mia prigione di dolori e godermi il mare come prima".

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