Cronache

Gli Usa tra le fiamme di Minneapolis e il fuoco del progresso nello spazio

Che altro può accadere in America? La battaglia economica contro la Cina? La guerra all'Oms? L'ostracismo ai giganti dell'informazione? L'arresto dei giornalisti? Il coronavirus? Quaranta milioni di disoccupati? Il lancio di una navetta spaziale? Le violenze razziali?

Gli Usa tra le fiamme di Minneapolis e il fuoco del progresso nello spazio

C he altro può accadere in America? La battaglia economica contro la Cina? La guerra all'Oms? L'ostracismo ai giganti dell'informazione? L'arresto dei giornalisti? Il coronavirus? Quaranta milioni di disoccupati? Il lancio di una navetta spaziale? Le violenze razziali? Trump? Obama? Kennedy? Nixon? Bush? Cambiando gli interpreti la narrazione resta la stessa, c'è tutto in questo film senza pause, di cowboy e di Marines, arrivano i nostri e America first, il Vietnam non è mai finito. È un altro mondo, forse un mondo altro. Le fiamme di SpaceX ci hanno riportato indietro di cinquant'anni, Cape Canaveral e la voce arrugginita di Ruggero Orlando, Crew Dragon, l'equipaggio del dragone, sputa fuoco anche il nome della capsula. Le fiamme che stanno bruciando nel Minnesota, case e hotel, auto e blindati, portano a memorie diverse, niente affatto nostalgiche o romantiche ma, queste, atroci, Birmingham e Kennedy, nel maggio del '63, l'arresto di Martin Luther King, la bomba nell'albergo che lo ospitava, e, ancora, Los Angeles e Obama nel '92, bianchi contro neri, il Ku klux klan e il razzismo codardo e bastardo. La velocità stratosferica della navetta contro la lentezza dell'uomo sulla terra, le contraddizioni mai risolte, un Paese con il corpo nel futuro e la testa nel passato, si spara come nelle storie e nelle pellicole dei cowboy contro gli indiani, si entra, nelle scuole e nei bar, con le pistole e i fucili, si ammazza, come nei saloon del Far west, il polveroso galoppo dei cavalli ha lasciato il posto al ruggito volgare dei Suv, il film è lo stesso mentre Bob e Doug sorvolano il mondo che non è lontano migliaia di chilometri ma supera ogni dimensione logica e umana, soltanto osservando le immagini delle città infiammate, dei morti, degli accoltellati, dei commissariati incendiati, mentre nello spazio è silenzio, pace vuota di tutto. È la pandemia yankee, è il virus dell'uomo, è il germe molto più pericoloso del maligno che sta strappando vite dovunque, da New York a Los Angeles sono oltre centomila, come le fiamme della rivolta, come le scintille di SpaceX. L'America rivolge lo sguardo al cielo, fiera dell'impresa che è nuovamente sua, in esclusiva, nuovamente liberata, dopo nove anni, dalla fastidiosa compagnia russa. Poi, abbassa gli occhi, l'orgoglio della bandiera brucia e svanisce dinanzi al sangue e alla ribellione che si sviluppa, si moltiplica, dilaga, devasta.

Houston, abbiamo un problema: l'America.

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