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Vietato urlare "arbitro terrone"

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Vietato urlare "arbitro terrone"

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Sopra la panca l'allenatore sclera. Succede da sempre sui grandi palcoscenici di serie A, capita sempre più spesso anche nei campetti di provincia. Perché correndo dietro a una palla c'è il rischio di rotolare dall'area di rigore a quella di livore. Cronache dal fronte nord-orientale: a Sacile, Pordenone, un allenatore di 42 anni durante una partita della categoria Esordienti, al culmine della furia agonistica, si è scagliato contro l'arbitro (tra l'altro un dirigente della formazione avversaria) dandogli del «terrone». Ebbene sì, nel 2019 in Italia tocca sentire ancora storie del genere. La vera notizia, però, è che il questore di Pordenone ha emesso nei confronti del fin troppo vulcanico mister un Daspo di un anno: non potrà avere accesso ad alcuna manifestazione sportiva e, naturalmente, sarà obbligato a lasciare la guida della squadra. Le parole usate dal questore Marco Odorisio per motivare il provvedimento sono severe: «Non è certamente edificante che chi dovrebbe avere il compito di assolvere alle funzioni di educatore, insegnando il rispetto delle regole attraverso l'attività sportiva, si trasformi, invece, in un esempio diseducativo, che non si concilia con le aspettative di giovani adolescenti che identificano nell'allenatore di calcio un modello positivo da imitare». Perciò «le condotte accertate, oltre a essere verbalmente e materialmente violente e caratterizzate da una consapevole impronta di discriminazione territoriale, assumono ancora più particolare rilievo negativo, soprattutto in considerazione del fatto che sono state poste in essere alla presenza e rivolte a bambini di undici anni». Posto che - dal caso Balotelli in giù - qualsiasi forma di insulto e intimidazione sia nei confronti dell'avversario sia di chi è tenuto a far rispettare le regole è da biasimare, il fattaccio di Sacile sposta un po' più in là il «comune senso del pudore» a bordo campo. Da che sport è sport, esiste purtroppo una sterminata letteratura sugli epiteti sgradevoli dedicati ai rappresentanti della classe arbitrale. Compreso l'ormai vintage e quasi romantico «cornuto». Stai a vedere che adesso più della fedeltà coniugale delle consorti, ci si preoccupa di sottolineare la provenienza geografica dei fischietti... Nel Paese dei campanili, del derby permanente polentoni vs terroni, il termine incriminato è già stato protagonista nelle aule di tribunale. Umberto Bossi ha rischiato il carcere per avere additato in questo modo l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, mentre la Cassazione ha stabilito che trattasi di «ingiuria» anche se la persona che la subisce è del Nord (!). Per fare tornare il sorriso a quei bimbi a cui qualcuno vuole sgonfiare la gioia del pallone, forse si potrebbe tornare alle origini delle parole. Terroni? Sì, ma nel senso di attaccati alla propria terra. Così da vilipendio e oltraggio si tramuta addirittura nel complimento più inaspettato, qualcosa insomma di cui andare fieri.

Perfino se pronunciato da un cafone in panchina.

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