Ieri notte gli uomini e le macchine più precisi del mondo ancora una volta si sono arresi all'imperfezione. È la rivincita dei ritardatari che matura attraverso un periodico redde rationem tra chi spacca l'ora e chi si arrangia col più o meno, naviga negli all'incirca, promette «ci vediamo verso le...». Gli orologi atomici sono totalmente, indefessamente precisi, la rotazione terrestre, nostro punto di riferimento per la misurazione del tempo, è invece naturalmente approssimativa. Dura 24 ore, più o meno, ma ogni tanto perde un colpo, per l'attrito dei mari, o dà un'acceleratina, come è successo durante i terremoti più violenti: il sisma in Giappone ha accorciato la giornata di 1,8 microsecndi, quello del Cile di 1,26 e soprattutto quello di Sumatra, che rubò addirittura 6,8 microsecondi (cioè millesimi di secondo).
Prima o poi spunterà qualche ambientalista apocalittico a giurare che è tutta colpa della mano dell'uomo e che, se vogliamo evitare l'estinzione della tartaruga cieca delle Galapagos, dobbiamo tassarci tutti per finanziare l'acquisto di un paio di maxi freni e così manovrare l'enorme globo terracqueo su cui viviamo. Al momento però non resta che aggiustare gli orologi atomici. E così ieri a mezzanotte i tecnici dell'Osservatorio di Parigi che regola tutti gli orologi atomici del mondo, quando le «lancette» sono arrivate alle 23h 59m e 59 s, hanno aggiunto un fittizio 23h 59m 60s, per poi far scattare lo 0h 0m 0s e riprendere il normale conteggio del tempo. Un'operazione che viene ripetuta non a una precisa cadenza, ma ogni qualvolta l'Osservatorio decide che va corretta la discrasia tra l'orario perfetto delle macchine e quello cialtrone della natura.
Nonostante l'Osservatorio sia a Parigi e tra i tecnici che ci lavora ci sia anche un ingegnere italiano, la scelta del giorno da allungare è stata più svizzera che francese o italiana: un martedì. Ieri, sul web in tanti hanno protestato: non sarebbe stato meglio allungare un sabato o un festivo? O magari un giorno di sciopero. Invece ieri in migliaia su twitter hanno bruciato il proprio secondo di tempo commentando l'evento, con gli hashtag #leapsecond o #secondointercalare . Alla fine i tweet più inflazionati, quelli che invitavano il mondo a usare bene il secondo regalato, erano quelli che centravano meglio la vera questione: i secondi non sono tutti uguali.
Il secondo è in fondo l'incarnazione sull'orologio dell'istante, cioè della frazione di tempo approssimata in cui si incarna il presente. Tutto accade ora, in questo istante, in questo secondo, un'entità definita come sessantesima parte del minuto, ma in realtà totalmente arbitraria perché non collegata alcun ciclo naturale.
Il secondo è l'adesso e adesso accade tutto. Non solo sul web, come mostrano quei siti che contano infaticabilmente ogni attività su internet: in fondo non stupisce che ogni secondo vengano postati 13,5 selfie su Facebook. Che su un miliardo e mezzo di utenti ci siano solo 13 vanitosi e mezzo ogni secondo ci può stare. Anche nel mondo reale un secondo è un tempo sufficientemente pieno. Nascono quattro bambini e si vendono sei bambole Barbie, si costruiscono 60 rossetti e un proiettile copre 900 metri, l'uomo sbatte le ciglia fino a sette volte e il falco una volta le ali, una particella di luce si sposta di 300.000 chilometri e una lumaca di un centimetro. I secondi non sono tutti uguali e non sono mai neutri, nemmeno quando li passiamo a oziare. È il caso di Bill Gates: è stato calcolato che guadagna ogni secondo 114 dollari. Quindi se gli cade un biglietto da 100, non gli conviene perder tempo a raccoglierlo, fa più soldi continuando i suoi affari. E se c'è un torto che l'Osservatorio di Parigi ci fa è nel decidere loro quando darcene uno in più. Nella nostra costante ricerca di più tempo, dimentichiamo che anche in quel campo conta di più la qualità. La vera conquista sarebbe poter gestire a piacimento l'istante regalato dalla scienza.
Allungare di un secondo il primo bacio e accorciare i minuti infiniti in una sala operatoria, dare a Roberto Baggio un secondo in più per aggiustare la mira e buttare dentro il rigore contro il Brasile. E magari in Casablanca si potrebbe far perdere di un secondo l'aereo a Ingrid Bergman. Non si può? Allora quel secondo non vale un istante del nostro tempo.Twitter: giuseppemarino_
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