Coronavirus

La mossa di Zaia per contrastare il Covid: "Ho già pronti 10 centri"

Il governatore Luca Zaia è pronto ad attivare 10 centri Covid e 1016 posti in terapia intensiva. Ma per ora dice no al lockdown in Veneto

La mossa di Zaia per contrastare il Covid: "Ho già pronti 10 centri"

"Oggi le condizioni per ipotizzare un lockdown in Veneto non ci sono". Per ora il governatore Luca Zaia non è ottimista, ma si muove in base ai dati scientifici. Se il virus morde - chiarisce nel suo intervento del 21 ottobre in Consiglio regionale - è pronto a schierare "l'artiglieria pesante" per piegare la seconda ondata di Covid-19. La strategia del presidente del Veneto si articola in 5 fasi vincolate al numero dei pazienti nelle terapie intensive: "Da zero a 50 siamo tranquilli e poi, via via, con l’aumentare degli intensivi scatta una serie di azioni". Pronti dieci centri Covid e oltre mille nuovi posti di terapia intensiva.

Il piano sanitario a 5 livelli

Il piano di Salute pubblica del governatore veneto delinea cinque livelli di diversa gravità e i relativi interventi sugli ospedali da modulare a seconda della situazione. Ora il Veneto si trova in fase due. Quindi, rassicura Zaia, al momento non esiste tensione sugli ospedali. "Facciamo ormai 25-30 mila tamponi al giorno, dai quali emerge che il 96% delle persone positive non presenta sintomi e abbiamo 66 ricoveri in terapia intensiva su 494 posti strutturati, pronti ad arrivare a 1.016. E 66 ricoveri stanno nella forbice da 51 a 150 casi prevista dal livello 2 del nuovo Psp, mentre la fase 5 scatta sopra i 400 letti occupati".

La linea diagnostica: "Sempre più tamponi rapidi"

In ogni conteggio programmatorio il piano di Salute blinda almeno 200 posti da riservare ai pazienti con altre patologie gravi come infarti, ictus, interventi chirurgici importanti, incidenti stradali o sul lavoro. Lo scopo è scongiurare la fase 5, che si tradurrebbe in un taglio drastico delle cure non Covid. "Decisiva in questa fase - spiega il governatore - una diagnostica sempre più affinata e diffusa, usando non solo i tamponi molecolari di prima generazione, ma sempre di più i tamponi rapidi sperimentati dal dottor Rigoli a Treviso e validati dal Centro di Riferimento Nazionale dello Spallanzani di Roma. Siamo pronti a usare i cosiddetti ‘mini tamponi’ mandando i nostri sanitari nelle scuole dove c’è bisogno di diagnosi per la presenza di una positività, mentre su un altro fronte si sta aprendo la prospettiva dei tamponi salivari”.

La strategia d'attacco di Zaia: 10 centri Covid e 1016 posti di terapia intensiva

Se il virus picchia Zaia assicura una terapia d'urto già pianificata nel dettaglio. "Già oggi il sistema sanitario Veneto è pronto ad attivare 1016 posti letto di terapia intensiva. Abbiamo a disposizione tutti i macchinari necessari, a cominciare dai respiratori automatici, e abbiamo un’autosufficienza media di otto mesi per tutti gli altri dispositivi come mascherine e guanti. Qualche difficoltà, avanti nel tempo, potrebbe esserci per i camici, ma ci stiamo lavorando", rassicura il governatore. Il picco risale al 29 marzo scorso con 356 pazienti. "A 150, sono pronto ad aprire 10 ospedali Covid in Veneto. Perché quando si supera la massa critica, bisogna dividere completamente i percorsi", assicura Zaia intervistato da Il Corriere della Sera.

Il nodo del personale medico

Sul fronte del personale, se per gli infermieri la situazione è tranquilla, a preoccupare Zaia è la carenza di medici, un problema trasversale in Italia. "Per questo ho già chiesto al ministro della Salute Speranza di attivare dei corsi rapidi di anestesia e rianimazione per medici di altre specialità. Ad oggi in Veneto, la curva dei contagi è in salita, ma non esiste alcuna emergenza ospedaliera e non ci sono le condizioni per ipotizzare un lockdown e continuiamo a lavorare perché non accada mai”, dice il governatore. Zaia ha tenuto a precisare subito le motivazioni del forte aumento del bollettino Covid di mercoledì 21 ottobre: “Un numero che va letto alla luce del fatto che – ha sottolineato - in una sola notte si sono scaricati praticamente tutti i dati di Venezia dal 15 ottobre a oggi (circa 500 positività), per una variazione del sistema informatico di carico dei dati. L’aumento reale di oggi conferma quindi più o meno l’andamento dei giorni scorsi”.

Insomma, per ora niente coprifuoco in Veneto, ma il semaforo è già arancione.

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