Cruise voleva la «polizza» sulle nozze

L’attore pretendeva una fideiussione di 5 milioni di euro contro eventuali imprevisti

Eravamo rimasti alla scopofobia, deformazione psicopatologica per cui Tom Cruise, capricciosa star di Hollywood, non sopporta d’essere guardato in faccia da chi lo serve a tavola, oppure ha a che fare con lui, nel ruolo di domestico.
Sicché il divo, normalmente fa firmare un impegno a non fissarlo, mai, al cameriere di turno o alla guardarobiera neo assunta. E sì che ne cambia, di personale, perché la vera mission impossibile pare sia resistere a servizio da lui e signora Katie Holmes, sorvolando su certi tic paranoici, magari incentivati dalla singolare setta cui Tom è devoto, Scientology. Adesso, però, arriva una bordata da Villa d’Este, albergo principesco sul Lago di Como, in quel di Cernobbio. «Il pranzo di nozze di Tom Cruise e Katie Holmes doveva aver luogo qui da noi», rivela Jean Marc Droulers, l’amministratore delegato della prestigiosa location. «Ma mi avevano posto delle condizioni capestro che, alla fine, ci ha indotti a rinunciare ad un evento importante, che avrebbe sicuramente giovato al turismo lariano», spiega il manager, a distanza di tempo ancora piccato per le pretese vessatorie del divo Tom.
Come si ricorderà, le nozze Cruise si svolsero il diciotto novembre a Castello Odescalchi, con l’invasivo staff Usa di 260 persone a presidio.

Si sarebbero tenute a Villa d’Este, se i wedding planner, i pianificatori del matrimonio Vip, non avessero chiesto una fideiussione di cinque milioni di dollari, a scanso d’ogni evenienza, e la sottoscrizione d’una clausola, circa il controllo del personale, in entrata e in uscita.

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