Cska e Mou fanno felice Moratti «Balotelli fuori? Sto con Josè»

«Dall’urna di Nyon è uscito il Cska ma è tutto relativo - commenta Massimo Moratti -, anche se altre squadre come Manchester United e Barcellona potevano fare più paura. Ma poi non sai mai quando vai a giocare cosa succede. Comunque sì, sulla carta può sembrare meglio. Forse con il Chelsea la squadra ha fatto quel salto di qualità che inseguiva ma ogni volta sarà necessario ripetere questo tipo di fiducia nelle proprie capacità. Sono stati una prova e un esempio positivo che si possono tenere dentro e possono servire per il futuro».
Presidente cauto, tifoseria già proiettata al dopo Mosca, martedì 6 aprile stadio Luzniki, ritorno del quarto di Champions. Un’eccitazione che scavalca ogni sospetto, mette l’Inter fra le regine, e neppure il Barcellona fa paura. Magari fa bene. Moratti sta vivendo un momento magico, sta raccogliendo. A Stamford Bridge si è esibito nel triplo passaggio davanti alla curva dei tifosi, delirio assordante, e la partita non era ancora iniziata. Avanti e indietro, poi replica a fine gara, quando per scendere nello spogliatoio ha scelto di passare nuovamente attraverso il prato del Chelsea. Volteggia a una spanna dal suolo, potrebbe chiedere un sacrificio umano al giorno e gli verrebbe concesso, non ha mai avuto competitors nella sua scalata alla presidenza e c’è solo da compiangere con largo anticipo il successore. Profilo basso, ma comandi in pugno. È stato lui a manovrare l’arrivo di Mourihno, la cessione di Ibra e adesso l’esclusione tecnica, in realtà punitiva, di Mario Balotelli. «Preciso: sto con Mourinho. Mario è un nostro giocatore - ha commentato ieri sotto gli uffici Saras lasciando pensare che tutto arrivi dal cielo -, molto forte e con un talento notevole. Noi pensiamo che lui possa essere molto utile per l’Inter del futuro e credo che le vicende di questi ultimi giorni siano legate a una situazione temporanea e niente di più. Per il resto non c’è nessun progetto per darlo via o il pericolo che possa andarsene». E Mourinho è lì, al fianco del principale. L’ultima investitura ufficiale gliel’ha data la curva. Al ritorno da Londra era tutta un coro per lui. L’hanno capito tutti, anche chi ha versato livore senza senso, si attendono segnali da Balotelli ora più che mai in fondo alla classifica del gradimento non solo per scelta societaria. Basta parlare di Mario, lo chiedono tutti, familiari e procuratore, ma servirebbe anche che Mario smettesse di far parlare di sé. Non chiedete se conta più il sorteggio Champions con il Cska o la mancata convocazione di Balotelli, questa volta non c’è partita. Magari serve anche questo.
Comunque niente Palermo, dove è nato, niente ventinovesima di ritorno, dicono che da settimana prossima rientra a tempo pieno, magari già mercoledì contro il Livorno a San Siro, turno infrasettimanale. Fra l’altro la Lega ha reso noto gli impegni di campionato in funzione del calendario Champions, l’Inter anticipa a sabato 27 ore 18 con la Roma all’Olimpico, il 31 Cska a San Siro, il 3 aprile ore 15 l’incontro casalingo con il Bologna, il 6 a Mosca, e ancora sabato 10 alle 20,45 la Fiorentina. Sono sette partite in venti giorni, si presume che ci sia spazio anche per Balotelli, dipende soprattutto da lui. A Palermo sono già pronti al grande baratto, ma Mario non c’entra: Cavani per Krhin più soldi a Zamparini, circa 15 milioni. Piuttosto l’arrivo dell’uruguaiano restringerebbe ancora di più i margini di Balotelli, lo vuole Roberto Mancini al City e il Liverpool starebbe pensando a un clamoroso scambio con El Niño Torres.
Palermo però è la prima meta, l’Inter deve tornare a vincere, Massimo Moratti ha messo in guardia tutti: «È obbligatorio far bene anche a Palermo, poi vedremo. Anche a Catania ci speravamo, però credo che la squadra abbia coscienza di questa situazione. Nessun complotto, non credo a favoritismi di alcun genere - ha precisato -, io penso che non ci sia niente di calcolato, quindi ho fiducia, guai se non fosse così, sarebbe terribile».
Però sull’isola ci tengono, fare un 3-1 come il Catania sarebbe il massimo ma Delio Rossi è troppo sveglio per cadere nei confronti impossibili: «Limitare i loro valori e moltiplicare i nostri - filosofeggia Rossi che si è presentato ai cronisti con l’atteggiamento di chi è convinto di non avere nulla da perdere -. Per ottenere un buon risultato con l’Inter occorrono tre condizioni: che l’arbitro faccia l’arbitro, che il Palermo sia al 150 per cento e che l’Inter non sia al 100 per cento.

Il pubblico? Ci sarà l’esaurito ma chissà quanti saranno quelli che tiferanno Palermo». Tranquillo? Neanche così tanto quando, all’ennesima domanda sull’Inter, fa: «Ancora? Vabbè, hanno pescato il Cska ma io stanotte dormo ugualmente!».

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