Per gentile concessione dell’autoreedell’editoreNewtonCompton, pubblichiamo uno stralcio di La cospirazione degli Illuminati di G. L. Barone (pagg. 384, euro 9,90; nelle librerie dal 9 maggio). In questa scena, la Sacra Sindone viene trafugata.
La Sacra Sindone era adesso custodita dietro un vetro spesso due dita sulla sinistra della navata. La cappella, con i suoi drappi rossi, colonne e balconate d'oro che arrivavano fino alla volta, era la parte più preziosa di tutta la chiesa.
Le passarono accanto e percorsero i pochi metri dell'abside fino a una paratia in ferro, anch'essa coperta da un drappo orlato in oro.
A quel punto Osios lasciò cadere rovinosamente il prete, ancora incosciente, sul pavimento della chiesa. Recuperati gli attrezzi e il contenitore si mise a svitare un pannello in acciaio accanto alla paratia.
Weistaler accese lo smartphone e vi inserì la scheda micro sd avuta pochi minuti prima. L'unica luce che rischiarava il duomo era quella del display del computer. Estrasse dalla tasca del giubbotto un cavo ottico e ne collegò un'estremità al telefono e l'altra a un pannello che nel frattempo era stato smontato da Osios. Sapevano esattamente come muoversi, avevano fatto decine di simulazioni al computer e studiato tutti i documenti disponibili sull'apparato di sicurezza che proteggeva la Sacra Sindone da gente come loro. Il sistema si basava su una doppia chiave d'accesso: un blocco a scansione retinale e una serie di codici a sedici cifre, cambiati ogni giorno. Se una delle due chiavi non è inserita correttamente, l'allarme suona e la polizia piomba nel duomo in quattro minuti.
Weistaler inserì il codice sulla tastiera touch del Next m1 e il flusso di byte cominciò a scorrere verso il microchip contenuto nel pannello. A quel punto Osios svegliò il prete con uno schiaffo. «Dove siamo?», sussurrò con un filo di voce quando aprì gli occhi nella piena oscurità. Nessuno gli rispose, ma l'uomo fu sollevato di peso e trascinato fino alla paratia. La sua faccia fu appoggiata con forza a un vetro gelido. Non riusciva a muoversi. Una luce verdastra scansionò la retina del prete e, un secondo dopo che la paratia in vetro a protezione della Sindone cominciò a scorrere, un proiettile gli perforò il cervello. Il presidente della Commissione per la conservazione della Sacra Sindone cadde esanime sul pavimento. Era morto senza neanche capire il perché: era l'unico che aveva avuto accesso ai codici giornalieri e alla programmazione della scansione retinale. Quella era stata la sua condanna.
Osios e Weistaler entrarono nella cappella. La Sindone era conservata in posizione orizzontale in un'urna di alluminio e vetro ricoperta da un ampio tessuto di damasco bianco. Prima di appoggiare le mani sulla teca, Weistaler fu quasi preso da una sensazione di pentimento, ma durò solo un attimo. Mentre toccava il tessuto bianco con drappi rossi che ricopre l'involucro, la sua missione gli fu nuovamente chiara. Tuam Sindonem Veneramum Et Tuam Recolimus Passionem adoriamo la tua immagine e meditiamo sulla tua sofferenza. L'altro non si fece impressionare dall'iscrizione sul drappo bianco, lo tolse con foga e lo gettò sul pavimento. Poi si mise ad armeggiare per aprire l'urna. Sapeva esattamente dove mettere le mani, anche di quella aveva visto e studiato i progetti originali.
In quattordici lunghissimi minuti, con estrema calma, per essere sicuri di fare le cose nel miglior modo possibile, riuscirono ad aprire la teca ed estrarre il telo sacro.
Weistaler lo piegò con cura e insieme lo riposero nel contenitore d'alluminio alto una decina di centimetri e lungo poco più di sessanta. Non si guardarono più indietro e, prima di uscire dal duomo, Osios abbandonò un oggetto metallico sul corpo del prete che era sdraiato in una posizione innaturale ai piedi dell'altare centrale.© Newton Compton Editori
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.