Avedon, Audrey e Città eterna Foto di gruppo con bellezza

Un'esposizione con i grandi ritratti del maestro americano realizzati dagli anni '40: dalla divissima Hepburn alla top Nadja Auermann

Avedon, Audrey e Città eterna Foto di gruppo con bellezza

Prima che la grossolanità a noi contemporanea vincesse su tutti i fronti, la Mostra di Venezia pagava un tributo d'eleganza e di classe alla Settima Arte. E ci si rende conto di quanto si sia perso, in atmosfera e mondanità, guardando una foto (ai sali d'argento) di Jacqueline Delubac al Gran Ballo di Valentino del 31 agosto 1991, epoca neanche troppo lontana. La gran dama francese, attrice e moglie n.3 del drammaturgo misogino Sacha Guitry («Ho il doppio dei suoi anni, dunque è giusto che lei sia la mia metà», disse lui impalmando lei), porta con uguale disinvoltura un bicchiere di spumante e un abito di seta bianca, le balze tempestate di perline: guarda davanti a sé con la noia atteggiata di chi è nato bene e non si lascia intimidire dallo scintillio di Palazzo Volpi, al Lido.

Questo scatto in bianco e nero, capace di restituire un'éra, si deve a Richard Avedon (1923-2004), il fotografo più influente del XX secolo, padre di quel minimalismo intimo e chic che ha fatto scuola nel mondo dei clic.

Adesso la Galleria Gagosian di Roma mette in mostra i ritratti più celebri da lui realizzati, tra i '40 e i '60, allestendo Avedon: Beyond Beauty (dal 27 febbraio all'11 aprile), patrocinata dal nipote Michael, fotografo e anima della Fondazione dedicata allo zio. E si scopre che con la Città Eterna, il mago del clic morto in Texas per emorragia cerebrale, la Rolleiflex tra le mani, ha avuto una relazione intensa. Come con le muse del grande schermo. A partire da Audrey Hepburn, che una volta maritata con lo psichiatara romano Andrea Dotti, visse giorni da Vacanze romane in una città ancora splendida, lontana anni luce dall'immagine sciupata che ne abbiamo ora. Volando come un uccellino da una posa all'altra, mentre Avedon le sussurrava «Tieni la posa! Tieni la posa!», Audrey si lascia avvolgere dall'aura dell'icona, mentre è pienamente in vita. Poi sarebbe venuto il momento del suo viso su borse e magliette da pochi euro, ma intanto il fotografo la pone al centro d'un racconto di fascino eterno. Eccola a Parigi, agosto 1959, appoggiata con charme al bancone di legno di Maxim, mentre il corpulento Art Buchwald, scrittore e giornalista americano dall'aria vagamente cafona, ne incalza l'allure tenendo le mani in tasca e il cappellaccio in testa. Lei, circondata dalla supermodella Simone d'Aillencourt e dall'attrice americana Barbara Mullen, eleganti in abiti Dior e Patou, mentre s'arrendono con grazia ai corteggiatori Frederick Eberstadt e Reginald Kernan, domina la scena. Con l'ironia della fashion girl , Audrey tiene una mano sul fianco sinistro e con l'altra si sfiora la guancia affilata: i gomiti aguzzi, fasciati in guanti di raso stile Gilda , ma non peccaminosi, tengono il cavaliere a distanza. In Balmain da sera, riassume Sabrina e Colazione da Tiffany : perfetta con l'abito a palloncino, il fiocco in vita (Emma Marrone, criticata a Sanremo, potrebbe prendere nota) e lo chignon alto, fermato da una spilla-gioiello. «La sua bellezza mi ha devastato e sempre mi devasterà», spiegava il grande fotografo newyorchese a proposito della sua ispiratrice, più volte ritratta per Harper's Bazaar , diretto dalla bizzarra Diana Vreeland. Tra l'altro, il forte legame tra Audrey e «Dick» è raccontato nel musical di Stanley Donen Cenerentola a Parigi (1957), dove la Hepburn fa la modella-musa di un fotografo, interpretato da Fred Astaire, che lavora per il magazine Quality : un'imitazione della vita. E pensare che, da piccolo, mamma Anne Avedon portava Richard al Radio City, a vedere Astaire librarsi come una libellula sul palco.

Anche altre donne iconiche, come Gloria Vanderbilt e Tina Turner, qui come pantera in miniabito a frange, nel 1971, all'apice della carriera di rockstar, o come Marlene Dietrich, l'Angelo Azzurro che al Ritz si accende una sigaretta, in testa un turbante Dior, sono state modelle dell'infaticabile ritrattista. Il quale cominciò la carriera nel 1942, servendo la Marina Mercantile degli Stati Uniti: i suoi primi piani di marinai e soldati, così moderni mentre illustrano sforzi e ideali, erano già capolavori. Nella mostra spiccano le 24 foto a colori della serie In Memory of the Late Mr. And Mrs.

Comfort , pubblicato nel 1995 sul New Yorker : un racconto «noir», protagonista la top Nadja Auermann a interagire con uno scheletro. Alla Bellezza, nelle opere di Avedon, seguiva sempre la Morte. Nel tipico connubio caro a chi si vota alla perfezione.

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