Cultura e Spettacoli

Bellamy, da guru a scienziato maledetto E solo perché contesta l'effetto serra

Criticare i dogmi ecologisti costa sempre caro. Anche se a farlo è un guru della botanica e della divulgazione scientifica. Questa è l'impressione che si ricava dall'intervista rilasciata ieri dal professor David Bellamy al britannico The Independent. L'ottantenne Bellamy è stato per anni uno dei principali consulenti della BBC per la produzione di documentari. A elencare i suoi riconoscimenti scientifici potrebbero non bastare le righe di questa colonna: professore all'Università di Durham, professore onorario alla Central Queensland University, professore speciale di botanica all'Università di Nottingham, presidente della British Naturalists' Association, ex presidente del Trust per la conservazione delle isole Galapagos... Poi ci sono gli oltre 40 libri e gli innumerevoli documentari cui ha lavorato.
Ora però si lamenta con la stampa di essere stato ghettizzato: «Molte persone quando mi incontrano mi dicono: pensavo che lei fosse morto». E ancora: «Mi hanno isolato, non volevano ascoltarmi, mi hanno ghettizzato». Come mai? Bellamy è stato uno dei primi a denunciare i rischi della deforestazione e, verso la fine degli anni Ottanta, uno dei primi a occuparsi dell'effetto serra. Già nel 1989 scriveva: «la temperatura della Terra sta mostrando una curva in salita... questo potrebbe provocare uno scioglimento dei ghiacci, inondazioni nelle nostre città...». Col passare degli anni, però, sulla base del mutare dei dati scientifici, ha cambiato idea. Tanto da arrivare nel 2004 a dire chiaro e tondo in un'intervista al Daily Mail che «il riscaldamento globale non è nient'altro che una bufala». E l'anno dopo si è persino permesso di scrivere allo New Scientists che i ghiacciai non si stavano ritirando. Abbastanza perché verso di lui partisse una vera e propria crociata.
Prima è stato cacciato dalla presidenza di alcune delle associazioni di conservazione della natura che aveva contribuito a fondare, poi ha avuto sempre più difficoltà a lavorare con le televisioni, poi è stato sommerso da mail di ingiurie. «Qualcuno mi scrisse per dirmi che ero il peggior pedofilo del mondo, perché stavo uccidendo i bambini sottostimando il riscaldamento globale». Insomma non proprio il risultato che uno si aspetterebbe da quello che dovrebbe essere un pacato dibattito scientifico.

Però questo vecchio signore non si lascia turbare: «Sono contento che il clima non stia mutando».

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