E l'hidalgo spagnolo vince in tutte le classifiche di qualità Gara tra giganti

È difficile mettere in fila i capolavori. Figuriamoci poi quando si parla di romanzi. Di certo il Don Chisciotte è considerato il vero progenitore del romanzo moderno da importanti critici, tra cui György Lukács. Non stupisce allora che in alcune di queste classifiche impossibili il Don Chisciotte spesso primeggi. Ad esempio quando nel 2002 il Book Club norvegese organizzò una lista dei cento migliori libri al mondo, Cervantes si classificò primo, con la menzione per il suo romanzo di «Miglior lavoro letterario mai scritto». Stesso risultato per la classifica del Guardian del 2003, anche se nella categoria novel: «Miglior romanzo di sempre». E in questo caso la palma della vittoria conta ancora di più, visto che i critici inglesi di norma preferiscono identificare il vero “romanzo archetipo” in Robinson Crusoe di Daniel Defoe. Cervantes sarebbe contento di tanta gloria? Forse no.

In una delle sue opere poetiche più divertenti Viaggio nel Parnaso (1614) ironizza su tutti gli autori della sua epoca con pretese di grandezza. Tra il serio e il faceto si fa beffe dell'idea di mettere in ordine gerarchico il talento. Di suo gli piaceva leggere ed essere letto, strizzare l'occhio al lettore, senza vanto. Per il vanto c'è già Chisciotte.

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