Ecco le cinquine dell'Acqui Storia (sotto attacco)

Le giurie dell'Acqui Storia hanno scelto i finalisti della 47esima edizione del Premio, nato nel 1969 per onorare il ricordo della «Divisione Acqui» massacrata dai nazisti a Cefalonia nel '43. Il premio, il più importante d'Italia per quanto riguarda la storiografia, ora ha per ognuna delle tre sezioni (scientifica, divulgativa e romanzo) una «cinquina». Per la sezione scientifica: Kiril Plamen Kartaloff, La sollecitudine ecclesiale di Monsignor Roncali in Bulgaria (1925-34), Libreria Editrice Vaticana; Ian Kershaw, La fine del Terzo Reich. Germania 1944-45, Bompiani; Luigi Mascilli Migliorini, Metternich, Salerno; Luciano Mecacci, La Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile, Adelphi; Gianpaolo Romanato, Pio X. Alle origini del cattolicesimo contemporaneo, Lindau. Per la divulgativa: Piero Buscaroli, Una nazione in coma. Dal 1793, due secoli, Minerva; Mauro Canali, Il tradimento. Gramsci, Togliatti e la verità negata, Marsilio; Franco Cardini e Sergio Valzania, La scintilla. Da Tripoli a Sarajevo: come l'Italia provocò la prima guerra mondiale, Mondadori; Giancristiano Desiderio, Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce, Liberilibri; Max Hastings, Catastrofe 1914, Neri Pozza. Per il romanzo storico: Vasken Berberian, Sotto un cielo indifferente, Sperling&Kupfer; Luigi De Pascalis, Il mantello di porpora, La Lepre edizioni; Pietro Neglie, Ma la divisa di un altro colore, Fazi; Massimiliano Parente, Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler, Mondadori; Sebastiano Vassalli, Terre selvagge, Rizzoli. I vincitori si sapranno a ottobre. Però, come d'abitudine, attorno al premio c'è già aria di polemica. Da quando nel 2006 è sotto la direzione di Carlo Sburlati il numero di autori che partecipano alla gara è enormemente aumentato. L'edizione di quest'anno è da record: 189 volumi partecipanti. Dovrebbe essere una prova d'eccellenza. Eppure l'anno scorso L'Anpi aveva mal digerito la vittoria del libro di Dario Fertilio L'ultima notte dei fratelli Cervi. E c'era stato chi aveva cercato di strumentalizzare le dimissioni del presidente della giuria, Valerio Castronovo. Il risultato di questo accerchiamento (il premio per quarant'anni lo si vinceva solo se di sinistra...) è che i fondi per l'Acqui sono sempre meno. E chi lo organizza deve fare miracoli per mantenere autonomia e giurie non affette da monopensiero politico.

Magari sono solo contingenze economiche ma in caso contrario il messaggio sembra essere questo: i cordoni della borsa si aprono solo se la politica può dare un'aggiustatina... Figurarsi se poi quest'anno vincesse il libro di un autore ostracizzato come Piero Buscaroli o uno che indaga sull'omicidio di Gentile come quello di Luciano Mecacci...

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