Sabato 1° novembre saranno cinque anni dalla morte di Alda Merini, la poetessa forse più letta in Italia degli ultimi anni. La più letta, la più pubblicata (soltanto quest'anno, fra novità e ristampe, sono usciti cinque suoi libri, fra cui i versi di Fiore di poesia. 1951-1997 , usciti da Einaudi, e il volume fotografico di Enzo E. Toccaceli A casa di Alda. Racconto fotografico in 50 sequenze , Nuovi Equilibri) ma anche la più commentata: le sue poesie sono diventate aforismi, i lettori hanno spesso smembrato i suoi versi trasformandoli in aforismi da baci Perugina. Perché certo, Alda Merini, negli ultimi anni ha cercato questa visibilità: dalla metà degli anni Ottanta, dalla sua trasformazione da poetessa che frequentava intellettuali della Milano letteraria - su tutti il suo grande amore, corrisposto, con Giorgio Manganelli - a poetessa dalla porta accanto, a poetessa popolare, che dopo le sue apparizioni al Maurizio Costanzo Show si era commercializzata per andare incontro al grande pubblico.
Quelle che pubblichiamo in questa pagina - per gentile concessione dello scrittore e saggista Federico Roncoroni, curatore dell'opera edita e inedita di Piero Chiara per volontà testamentaria - sono poesie vere di Alda Merini. Poesie che inviò nel 1963, accompagnate da lettera, a Piero Chiara. Come spiega lo stesso Federico Roncoroni - il suo ultimo romanzo Un giorno, altrove (Mondadori) è giunto alla quarta ristampa - «la Merini degli ultimi anni è molto minore, quasi aforistica: aveva perso in profondità e capacità linguistica-espressiva. Le poesie vere non sono quelle che scriveva per chiunque su fogli improvvisati o che addirittura dettava al telefono, ma quelle scritte a macchina. Quella macchina che prima che il nastro si consumasse del tutto, riempiva tutte le o e tutti gli occhielli delle e, su quattro fogli extra strong di grammatura leggera, e da lei firmate a mano». «Le poesie e la lettera indirizzate a Piero Chiara - continua Roncoroni - risalgono al 1963, cioè a uno di quegli anni che sono, un po' cinicamente, considerati gli ultimi buoni della poetessa». Quelli del suo intenso fervore creativo, prima che venisse risucchiata nel gorgo della disperazione.
Piero Chiara nel 1954, aveva ospitato la Merini nella prestigiosa antologia poetica intitolata Quarta generazione. La giovane poesia: 1945-1954 , da lui curata insieme a Luciano Erba (per l'Editrice Magenta di Varese). Insieme alla giovanissima Alda Merini (aveva solo 23 anni) altre «speranze» che sono diventati tra i più grandi poeti del Novecento italiano: Pier Paolo Pasolini, Andrea Zanzotto, Paolo Volponi, Giorgio Orelli (solo per citarne alcuni).
È stato Piero Chiara a scoprire la Merini e a valorizzarne il talento prima che il vortice della vita la inghiottisse. Chiara le conservò, insieme a altre lettere, nella busta originaria su cui scrisse, a matita rossa, «INEDITI».E inedite le poesie sono rimaste, sino a oggi.
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