Cultura e Spettacoli

La giovinezza stregata e notturna di Lovecraft

La giovinezza stregata e notturna di Lovecraft

«Il bambino è il padre dell'uomo». Frase di cui s'è impadronita la psicoanalisi e che vediamo confermata nelle autobiografie, come questa di Howard Phillips Lovecraft (Biografia di uno scrittore da quattro soldi, Mattioli 1885, pagg. 79, euro 8,90), uno dei maggiori scrittori del Novecento. Nella sua infanzia si scorgono i tratti che ne avvolgeranno la personalità, la vocazione per l'horror, il fantastico, il mitologico. In una vita quasi da recluso, da moderno eremita americano, dalla sua Providence, roccaforte privilegiata dagli echi di epoche passate, perdute, dalla biblioteca di famiglia, che conosce meglio di quanto abbia familiarità con i vicini, con il prossimo. È lì, nei boschi circostanti, che egli visualizza, da bambino, i fantasmi e gli gnomi che più tardi si ripresenteranno negli Old Ones, da sempre gli Estranei, nei suoi racconti più riusciti, che si alimentano con i suoi incubi.
Freud: «Chi vuole scrivere dovrebbe cominciare annotando i propri sogni». Una frase che si attaglia a Lovecraft: alcuni suoi racconti sono trasposizioni oniriche, che talvolta non richiedono neppure quel minimo di elaborazione artistica che Freud raccomandava. La mia vita non ha eventi straordinari, mirabolanti, eccitanti, esordisce Lovecraft, nel suo cronicario interiore, né potrebbe essere diversamente, per il suo tipo di scrittore: le eccezioni esistono, ma non molte, certo Rimbaud, non Proust. Lovecraft lo troviamo nelle lettere ai suoi corrispondenti, che vedono in lui un maestro, più che nei viaggi sporadici che lo allontanarono sempre più dal mondo. Un mondo che, molto distante dal XVIII secolo, non poteva attrarlo. Lontano dal tumulto, con conflitti intimisti non meno travolgenti di tante avventure «reali». L'autobiografia ci dice di letture giovanili reiterate, di volta in volta con maggior consapevolezza e inclinazione, di un arabo pazzo, Abdul Alhazred, cioè lui stesso, cui più tardi attribuirà il Necronomicon, di un passaggio graduale d'interessi dall'Oriente alla grecità, a Roma, poi a una mitologia e a una cosmologia personale, dove l'umanità, detestata o soltanto schivata, sospende ogni pretesa a un'origine più nobile, superiore o trascendente.
Lovecraft fu scettico e materialista, ultrareazionario e progressista, preferiva la creazione notturna al giorno, pretendendo di sentirsi vecchio a vent'anni.

Sentiva che l'universo non ha scopo, tranne forse quello estetico.

Commenti