Quando un amico, il mese scorso, mi disse «Mo Yan!» io avevo capito «Mo' Ian!» credendo che avessero dato finalmente il Nobel a uno dei miei scrittori preferiti, Ian McEwan. E sotto sotto c'ero rimasto male perché oggi un Nobel è quasi degradante. Infatti l'unica cosa che hanno in comune Ian e Yan è l'editore, Einaudi, per il resto sono l'opposto: uno è uno scrittore moderno, scientifico, autore di romanzi bellissimi come Espiazione; l'altro è quello di Sorgo Rosso e L'uomo che allevava i gatti. Senza considerare che Yan è un cinese, e non per razzismo ma se il Canone è Occidentale una ragione c'è: un Joyce orientale non si è mai visto, in Cina al posto del Don Chisciotte hanno Il sogno della camera rossa di Cao Xueqin. Vale anche per Dario Fo, per carità, che non è cinese ma è Nobel, e insomma siamo lì.
Così, mentre le librerie sono piene di scaffali dello Yan noioso, esce in questi giorni il nuovo romanzo del grandissimo Ian McEwan, a soli due anni dal fantastico, tragico-comico, apocalittico Solar: s'intitola Miele (Einaudi) e all'inizio ricorda un altro Ian ancora, Fleming, ma è una spy-story per modo di dire.
Quasi una Lady Chatterley versione 007, la protagonista si chiama Serena Frome, che si presenta con un incipit diretto alla Moby Dick o alla Huckleberry Finn: «Mi chiamo Serena Frome (che fa rima con plume) e poco meno di quarant'anni fa mi mandarono in missione segreta per il British Security Service». Figlia di un vescovo anglicano, avrebbe voluto vivere leggendo romanzi, invece si ritrova a studiare matematica e ben presto giovane amante di un misterioso professore che la introdurrà nei servizi segreti, dove ben presto si troverà a essere ingaggiata in una fantomatica Operazione Miele.
Cos'è l'Operazione Miele? Tranquilli, non è un nuovo eufemistico nome in codice del Ministro Fornero per eliminare gli esodati, e poi siamo negli anni Settanta, ancora in piena Guerra Fredda, quando l'intelligence non era solo militare. Infatti si combatteva parallelamente una «guerra fredda culturale» attraverso organizzazioni segrete come l'IRD (il «Dipartimento di ricerca informazioni», segretamente finanziato dal Ministero degli Esteri), preposte a sostenere la propaganda anticomunista in Occidente. Gli scrittori, come oggi, erano tutti comunisti, e al contrario di oggi quelli liberali venivano aiutati economicamente, e a me sarebbe tanto piaciuto essere pagato dalla CIA ma non mi è mai successo.
Comunque sia all'IRD collaborò, fra gli altri, George Orwell, fornendo la famosa «Orwell's list», un elenco dettagliato di intellettuali reputati idonei (o viceversa sospetti, «crypto-communists») a contrastare la propaganda sovietica. È qui che McEwan incentra il romanzo della sua eroina, la quale avrà l'incarico di sedurre e convincere Tom Haley, uno sconosciuto scrittore esordiente, a accettare i finanziamenti dell'associazione culturale finanziata dall'MI5. Va da sé che non dovrà rivelare mai la sua identità a Tom, né influenzarlo in alcun modo: «Nel suo periodo d'oro l'IRD non ha mai detto a Orwell o Koestler cosa scrivere nei loro libri. Ma ha fatto il possibile per garantire che le loro idee fossero diffuse al meglio nel mondo. Abbiamo a che fare con spiriti liberi. Non gli diciamo cosa pensare. Li mettiamo in condizioni di lavorare».
Erano gli anni in cui la maggior parte degli intellettuali fingeva di non vedere gli orrori sovietici, eppure «qualsiasi scrittore britannico avrebbe sicuramente avuto qualcosa da dire sull'ipotetico Muro di Londra. Norman Mailer avrebbe forse ignorato un muro che avesse diviso Washington? Philip Roth avrebbe preferito non accorgersene se le case di Newark fossero state spaccate in due? E i personaggi di John Updike non avrebbero forse colto l'opportunità di un matrimonio fallito a cavallo di un New England diviso? Gli scrittori della Germania dell'Ovest facevano come se il muro non esistesse e perciò perdevano ogni autorità morale».
Tuttavia qui la guerra fredda è lontana, ci si muove sul «pericoloso terreno d'incontro tra politica e letteratura» e il centro della vicenda è l'amore, con tutti i suoi rituali ossessivi e investigativi (Proust insegna: il desiderio amoroso è vivere con un'agenzia di investigazione nel cervello). In un mondo che ha cominciato a sostituire i fazzoletti con i kleenex, «un mondo usa e getta». Con tante verità disseminate sull'essere umano, come sempre nei romanzi di McEwan, come l'immagine dei vecchi a cui «la pelle non calza più», quando ci si rende conto dell'abisso «che separa l'uomo nudo da quello vestito», cioè quando si diventa «due uomini in un solo passaporto».
Compaiono in forma di piccoli cammei Martin Amis (ancora non famoso, era «il figlio di Kingsley Amis»), l'editore Tom Mashler, il critico Ian Hamilton.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.