«I muscoli non servono più È questa la forza delle donne»

«Come posso ringraziare un marito che sopporta una moglie che scrive un libro intitolato La fine del maschio?... Quando ho intervistato le dirigenti al vertice sulla decisione più importante che avevano preso nel corso delle loro vite, la maggior parte di loro ha detto di aver sposato l'uomo giusto. Sono completamente d'accordo». Forse è in questo credito finale che sta il segreto equilibrio di un saggio-reportage come La fine del maschio della giornalista israeliana Hanna Rosin (Cavallo di ferro, pagg. 300, euro 15,90), che arriva in Italia a mezzo secolo esatto dalla pubblicazione dell'altrettanto rivoluzionaria inchiesta sulle donne La mistica della femminilità di Betty Friedan.
Nata da un'inchiesta sul ruolo degli uomini nel nuovo millennio che la Rosin, classe 1970, svolse per la cover story di The Atlantic dell'estate 2010 (in cui per la prima volta negli Usa le donne superarono gli uomini come percentuale di forza lavoro), in due anni questa raccolta di statistiche, interviste e ricerche su scala mondiale si è trasformata, negli Stati Uniti, in un irresistibile catalizzatore di dibattiti per aver decretato in assoluto, per la prima volta nella storia, «la fine dell'era del testosterone». Definito dalle testate di vertice «Nuovo paradigma tra vincitori e vinti nella guerra tra i sessi» o «Il più profondo cambiamento nel nostro Zeitgeist culturale», La fine del maschio è diventato un caso editoriale senza precedenti basato sull'assunto che per il solo fatto di essere diverse dagli uomini per come apprendono, guadagnano e spendono, scelgono il compagno e addirittura uccidono, le donne li hanno definitivamente superati, anche se chi ha voluto strumentalizzare l'inchiesta a fini maschilisti o femministi ha avuto pane per i suoi denti.
Il titolo è una minaccia?
«È un titolo forte, non direi minaccioso. Volevo attrarre l'attenzione e provocare una forte reazione emotiva. Il contenuto tuttavia, le storie e la ricerca, sono ben più sottili del titolo».
Il libro come è nato?
«Avevo appena letto un saggio su come la crisi degli anni '90 avesse distrutto la natura della mascolinità. Ed ero curiosa di capire che cosa stesse succedendo ora che la crisi è ben più grave. Seguivo da vicino la vita quotidiana della coppia di cui parlo nell'introduzione - lui succube di lei, anche nell'educazione dei figli - quando ebbi la rivelazione che le cose erano profondamente cambiate e che gli uomini e le donne oggi si stanno rapportando in modo del tutto diverso».
Ma qual è la novità?
«La gente sente il cambiamento tra sessi. Io descrivo in modi nuovi come appare, a esempio, la libertà sessuale delle donne. L'ultima crisi ha colpito più duramente gli uomini che le donne e ha rivelato che l'economia è davvero cambiata: l'età manifatturiera è finita per sempre. E gli uomini hanno perso il vantaggio naturale sulle donne nei posti di lavoro».
Quando è cominciato esattamente il declino?
«Nel momento in cui la forza fisica non è più stata un fattore decisivo per il successo di un'azienda o pubblico. Il cambiamento nelle relazioni private tra i sessi è venuto di conseguenza».
Gli uomini potranno recuperare?
«Diventeranno più flessibili e si adegueranno. La mia speranza è che dopo la fine del maschio ci saranno più possibilità di scegliere che maschio essere, e che femmina, senza pagare un prezzo troppo alto se ci si comporta diversamente da come ci si aspetterebbe dall'uno o dall'altro genere».
Qual è la percentuale di potere in mano alle donne?
«Le donne ancora non controllano il podio, i più ricchi del mondo sono ancora uomini. Ciò che descrivo ha richiesto gli ultimi quarant'anni di cambiamenti. Ma le donne si muovono molto velocemente, anche in Paesi insospettabili. Nel libro parlo della Corea, a esempio, dove la società era poco meno che patriarcale fino a ieri».
Questo è un libro femminista, come dicono alcuni?
«Sono femminista, ma questo non è un manifesto femminista. Il cambiamento non porta solo vantaggi, alle donne: sono costrette a fare di tutto e non sono più felici di una volta».
Questo è un libro antifemminista, come dicono alcuni?
«A molte donne il titolo non piace, perché pensano che svilisca le loro attuali battaglie. Lo capisco. Ma la storia non va in un'unica direzione: bisogna riconoscere che non esistono solo i campi in cui le donne sono sottomesse, ma anche quelli in cui sono dominatrici».
Lei parla anche della comparsa di «donne alfa» nelle famiglie attuali. Saranno violente quanto i maschi?
«Non ne sono sicura. Di certo se le donne acquistano il potere, acquistano anche le caratteristiche dei potenti. Quindi sì, saranno fisicamente aggressive, in casa, negli sport e nel crimine».


Tra libertà sessuale e vero amore, qual è la scelta di elezione, per una donna?
«Alla fine, vogliamo tutte trovare qualcuno da amare. Ed è dimostrato che anche le donne che praticano sesso libero da coinvolgimenti verso i trent'anni finiscono per sposarsi. Non è una scelta, è un percorso».

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