Con i 150mila di Ligabue è nata la nuova festa pop

Incasso record (7 milioni), logistica perfetta, intere famiglie al concerto Così la musica leggera diventa il vero evento che riunisce le generazioni

Con i 150mila di Ligabue è nata la nuova festa pop

Alla fine, mentre i fuochi d'artificio rigavano la notte, Ligabue scendeva dal palco di Campovolo ed entrava in scena una nuova idea di festa popolare. Centocinquantamila persone paganti (per l'esattezza 148.936 biglietti venduti alle 20.30, più o meno due San Siro messi insieme). Quattro ore di musica con quaranta canzoni suonate davanti a un megaschermo da 850 metri quadrati. Un'amplificazione da due milioni di watt. Diciannove torri delay, in sostanza quei diffusori che consentono al pubblico più lontano dal palco di ascoltare il suono come se fosse davanti ai musicisti. Un incasso record di circa 7 milioni e mezzo di euro, («Il più alto mai raggiunto da un artista italiano in un solo evento», ha detto il promoter Ferdinando Salzano di F&P Group anche se «le spese sono comprese tra i 5 e i 6 milioni», precisa Claudio Maioli storico manager di Ligabue). E, soprattutto, una serenità palpabile fin dal pomeriggio passeggiando tra le persone arrivate da tutta Italia già il giorno prima, in auto, con i treni speciali, con le mogli, i mariti, i figli, qualche volta i nipoti. Perciò quando un Ligabue bello tonico ha lasciato i riflettori dopo aver mostrato coram populo la propria radiografia musicale suonando due album per intero e il nuovo repertorio con tre band diverse, la festa non è finita, la ruota panoramica stile luna park ha continuato a girare, i chioschi a servire cibi e bibite spargendo profumi di salsiccia e lambrusco, tutto come se il concerto continuasse ancora e come se fosse un sabato sera di quelli estivi, quando le luci si spengono soltanto dopo che l'ultimo cliente se ne è andato. D'accordo, è stata una strategia ideata (anche) per evitare i soliti, noiosi e giganteschi ingorghi notturni. Ma anche la scintilla di un modo di intendere la musica pop che Campovolo ha fissato in modo preciso. Intanto parliamoci chiaro: se un artista riesce a portare 150mila persone paganti in una location di periferia ha vinto. Se poi lo fa suonando (bene) tre concerti in uno, è vicino al trionfo. Con la prima band ClanDestino, Ligabue ha eseguito per intero il disco d'esordio del 1990, con gli arrangiamenti vicini agli originali, quindi asciutti, rockettari, talvolta ingenui. Con La Banda ha eseguito tutto Buon compleanno Elvis del '95, quello del superclassico Certe notti , conservando la struttura più ariosa (e decisamente più complessa) delle canzoni con un assolo superlativo di Federico Poggipollini in Quella che non sei . Infine i brani più recenti fino a chiudere con il titolo riassunto di questo evento: Con la scusa del rock'n'roll .

Con la scusa del rock'n'roll, a Campovolo si è concretizzata una nuova forma di happening popolare. Sganciata dal fideismo post adolescenziale dei grandi festival rock da Woodstock in avanti, talvolta esagerati negli abusi. E libera dai condizionamenti ideologici che hanno fatto da collante alle adunate stile Festival dell'Unità. I fili conduttori di Campovolo sono stati essenzialmente la sicurezza garantita e il desiderio di trovare serenità multigenerazionale, adatta per tutti, per le famiglie al completo riunite sotto il tetto della musica leggera e non di una bandiera. In un contesto sociale sempre più solitario, scandito dalla individualità costretta da social e web, il pop si rigenera con questo nuovo obiettivo: garantire condivisione sicura e divertente davanti a una banda che suona canzoni nelle quali ciascuno ritrovi il proprio Dna esistenziale.

Più ancora del mega incasso o del concerto obiettivamente al di sopra di ogni critica negativa, il vero successo di Ligabue a Campovolo è proprio di aver ridato alla musica dal vivo quella caratteristica genuina, popolare ed oceanica che sembrava ormai persa per strada.

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