È morto Remotti un giovane poeta di novant'anni

È morto Remo Remotti, a novant'anni, il vecchio più giovane d'Italia: tant'è che ci eravamo pubblicamente adottati, io il nonno, lui il nipote, e non poteva essere altrimenti, aveva il doppio dei miei anni e mille volte la mia vitalità. Romano, reso celebre da Nanni Moretti, interpretava se stesso perfino quando incarnava il Sigmund Freud mammone di Sogni d'oro , e l'incontro fu quasi fatale: Remo ci teneva a sottolineare che Remotti è l'anagramma di Moretti.

Di imprese ne ha compiute tante, è stato l'ultimo dadaista: tanto per citarne una, nel 1968 si spogliò nudo a Berlino, al grido di «Gesù Cristo sono io!», placcato dai pompieri e finito per tre volte in clinica psichiatrica. Ma non era pazzo, la sua vita era un teatro: tutto ciò che raccontava di sé era vero, girava per le discoteche e mandava in visibilio i ragazzi. Con il suo cappellino e la barba bianca (mai visto senza, credo ci sia nato), era un fantastico guru pop, e non conobbe mai tristezza senile, anzi di anno in anno era sempre più illuminato, «perché fino a cinquant'anni non si capisce un cazzo».

Tema ricorrente: il sesso (o meglio «la sorca»), d'altra parte si definiva un «maniaco sessuale di sinistra» e spendeva i soldi con prostitute di cui si innamorava. Scrisse perfino un pamphlet intitolato Sesso da ospizio , dove inventò una casa di riposo del sesso, e avanzò la geniale proposta di mandare al fronte solo i vecchietti («“Hai saputo l'ultima?”. “Che è successo?”. “Hanno preso tre ostaggi italiani”. “Ah poveri ragazzi…”. “Ma quale ragazzi c'hanno settanta, ottanta, novant'anni… non je frega più un cazzo a nessuno!”»).

Tra le sue poesie più belle, trasformate in rap, la famosa Mamma Roma Addio , composta nel 1953 quando si trasferì in Perù disgustato da «quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del “volemose bene e annamo avanti”…».

In realtà dopo cinque anni tornò, sposò Luisa Loy, la sorella di Nanni Loy (un altro Nanni), e poi la manager televisiva Luisa Pistoia (un'altra Luisa) da cui ebbe una figlia, a sessantaquattro anni, continuando a comporre versi in cui se ne andava da tutto: dal sesso, dai segni zodiacali, dalla psicanalisi, dalla ragione, se ne andava ma tornava sempre, ovunque, con i suoi «me ne vado». Solo adesso se n'è andato per sempre, e Roma è un po' meno eterna, perché Remotti mi aveva convinto che, essendo scampato alla vecchiaia, uno come lui fregasse anche la morte.

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