Le opere d'arte di Venezia potrebbero andare all'asta per risanare i conti della città

Soltanto la Giuditta II di Gustav Klimt, custodita nel museo civico di Cà Pesaro, potrebbe avere un valore di circa 70 milioni di euro

Le opere d'arte di Venezia potrebbero andare all'asta per risanare i conti della città

Ha suscitato immediatamente polemiche l'ipotesi, ventilata inizialmente dalle agenzie di stampa, secondo la quale il primo cittadino di Venezia starebbe valutando la cessione di opere del patrimonio artistico cittadino per risanare i conti.

Luigi Brugnaro, alla guida della Serenissima da giugno di quest'anno, ha voluto mettere le cose precisare che "non è stata decisa alcuna cessione di opere d'arte di pregio. Sarà necessario procedere ad una verifica attenta e puntuale del patrimonio a disposizione, ma al momento non esiste alcun elenco".

Tuttavia il sindaco puntualizza che "la situazione di bilancio di Venezia è nota a tutti, per cui certamente c'è la volontà di fare un approfondimento in questo senso. In mancanza di altre risorse, la necessaria salvaguardia della città potrebbe anche dover passare attraverso la rinuncia ad alcune opere d'arte cedibili perchè non legate, nè per soggetto nè per autore, alla storia della città".

Il Comune di Venezia, passato anche per il commissariamento del dopo-Mose, ha sforato ripetutamente il patto di stabilità, e nel 2015 prevede un rosso in bilancio di 64 milioni di euro. Solo pochi giorni fa, Brugnaro aveva lanciato un appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, denunciando che "Venezia sta cadendo a pezzi", e che solo per la manutenzione ordinaria la città dei Dogi richiede 40 milioni all'anno.

In un dossier presentato dal sindaco ai parlamentari veneziani, qualche giorno fa, si faceva riferimento alla necessità di una "valorizzazione del patrimonio mobiliare attraverso la vendita e monetizzazione di opere d'arte di natura pittorica che, ai sensi del D.Lgs 42/2004, non pregiudicano l'integrità delle collezioni esistenti". Un processo che però non si presenta facile.

Sull'ipotesi di un'asta dei quadri dei musei per fare cassa infatti, il ministro Franceschini ha precisato che "le norme del Codice Beni Culturali per evitare lo smembramento delle collezioni pubbliche e garantire la pubblica fruizione delle singole opere, chiudono il dibattito".

Intanto il sindaco rilancia e manda un messaggio ben preciso a chi ha orecchie per intendere: "Il governo sta facendo la legge di stabilità, in questi giorni il segnale bello sarebbe che questo governo italiano, in cui tutto sommato credo, capisca che Venezia è un asset per l'Italia. La città è di tutti.

Dal mondo intero ci danno sempre consigli e suggerimenti preziosissimi, ma dopo non ci danno mai le risorse. Lanciano il sasso e tolgono la mano - conclude - adesso è il momento che le persone che amano veramente Venezia facciano qualcosa di concreto oltre ai discorsi".

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