Tra i pochissimi scrittori a vincere tre volte il National Book Award, Paul Matthiessen è stato un autore di culto, ma anche da milioni di copie. In tutti i suoi romanzi si respira l'incenso di un uomo innocente, di un intellettuale mai domo, di un combattente che ha fatto della propria testa e della propria penna l'arma vincente per cercare di regalare bellezza al mondo. Sin dai primissimi anni '50, quando fondò la celebre e tutt'ora vivacissima The Paris Review . Nato a New York nel 1927 e morto a Sagaponack lo scorso anno, è stato anche un grande esploratore, riportando sulla carta il fascino dei suoi viaggi. A testimoniarlo, oltre una trentina di libri: il suo più famoso è Il leopardo delle nevi (in Italia per Neri Pozza), resoconto del viaggio che intraprese nel '73 con il naturalista e zoologo George Schaller. Ora arriva in libreria In Paradiso (Edizioni e/o, pagg. 202, euro 16,50, trad. Nello Giugliano), romanzo che vede protagonista Clemens Olin, professore universitario di origini polacche il quale partecipa a un ritiro spirituale nei luoghi della Shoah.
«Un panorama grigio dai marcati contorni neri come nei vecchi reportage sui campi di concentramento, come se gli ultimi colori fossero spariti, assorbiti dal terreno, dopo la definitiva distruzione della vita». Questa la prosa poetica, ipnotica, raggelante. Così il protagonista ci racconta il suo viaggio nella memoria condiviso con i parenti delle vittime o dei colpevoli, ebrei, tedeschi, polacchi, francesi, americani, preti, monache, rabbini, palestinesi e monaci zen. Un microcosmo di umanità varia difficile da far convivere: lo scrittore ci riesce perché di ogni personaggio evidenzia i limiti, i sensi di colpa che ancora incidono le anime, l'orrore provato sulla pelle. Tutti i protagonisti sono come «smarriti» davanti a luoghi che non devono diventare «luoghi comuni», inferni stemperati nel nulla delle abitudini, del «mai più», nell'arrendevolezza che «l'antisemitismo sia troppo radicato a fondo nella cultura europea per poter essere sradicato». I passaggi più forti sono nelle pagine che l'autore ambienta nel presente.
Una violenza più subdola, invisibile, che serpeggia nei partecipanti a questo insolito ritiro spirituale e che quando trova sfogo, non trova comunque requie. Come se Matthiessen, in questo suo ultimo libro-testamento, volesse avvertirci di quanto fuoco cova ancora sotto la cenere.@Gian PaoloSerino
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