Politica e social media: l'Italia fanalino di coda

Quanto sono social i politici italiani? A questa domanda cerca di rispondere il libro  "Parlamento 2.0" a cura di Sara Bentivegna, ordinaria di comunicazione politica alla sapienza di Roma, e Patrizia Carrarini che come co-autrice firma un capitolo sulla situazione dell'e-parliament nel mondo. Dal volume emerge che nonostante i nostri siano molto meno social dei politici Usa,si sta verificando un cambio da uno stato "dormiente" ad uno intraprendente da parte dei politici made in Italy

Politica e social media: l'Italia fanalino di coda

Ricordate la campagna elettorale di Barack Obama che lo ha portato a diventare il primo presidente nero degli Stati Uniti d'America? Slogan di tutta la campagna era "Change is..." e invitava tutti i cittadini americani a credere in un nuovo sogno americano. Per ampliare l'eco di questo speranzoso slogan, Obama si era servito di tutti i social media a disposizione: facebook e youtube in primis. 

Bene, ora dimenticate tutto ciò: se parliamo dell'Italia il panorama politico è molto diverso. I nostri politici sono distanti anni luce dall'uso agguerrito dei social media che ne ha fatto il Presidente americano. Questo è quanto emerge dalla ricerca di Sara Bentivegna, ordinaria di comunicazione politica alla sapienza di Roma e, Patrizia Carrarini, co-autrice insieme alla prima del volume "Parlamento 2.0 - strategie di comunicazione politica nell'era di internet". 

Si tratta del primo studio scientifico sulla comunicazione politica italiana nell'era della rete: per circa un mese (febbraio 2011) le due studiose hanno monitorato la presenza e l’attività dei parlamentari in internet. Il quadro che ne emerge è poco brillante: complessivamente, è presente nella websfera solo il 55,5% dei parlamentari italiani, con uno scarto di circa 10 punti tra Camera (58,3%) e Senato (49,8%).

Non va meglio sul lato dei social media: i dati registrati nel 2012 vedono i parlamentari italiani presenti nella misura del 21% contro il 70% dei loro colleghi statunitensi e il 49% degli ospiti di Westminster. Come è previdibile, il social più diffuso tra deputati e parlamentari è Facebook. Ma che uso fanno del social di Mark Zuckerberg i politici italiani?

La self presentation prevale nettamente sull’interazione discorsiva con i cittadini, secondo quanto emerge dai post pubblicati su Facebook. I parlamentari inoltre si dimostrano poco attivi: oltre la metà appartiene al gruppo dei “pigri”, un quinto non ha mai pubblicato post e quasi il 60% non ha mai risposto ai commenti. Insomma, sembra proprio che per i parlamentari italiani essere su facebook sia più uno status symbol più che un modo per comunicare con i cittadini.

Ma dall'inizio del 2012 c'è un altro attore sulla piattaforma social: i parlamentari italiani iscritti a Twitter sono aumentati dell'85% rispetto all'anno precedente. Il fenomeno Twitter è in effetti un anomalia nel panorama italiano: divisi nella politica reale, i parlamentaripresenti sulla piattaforma sembrano andare tutti d'accordo: compiaciuti dall'appartenenza al social network più à la page del momento, i nostri rappresentanti si seguono a vicenda indipendentemente dal colore politico.

Se è vero quindi che anche i nostri politici si stanno accorgendo dell'importanza dei social, la strada è ancora

lunga. Come è descritto bene nel volume a cura della Bentivegna, i politici made in Italy usano i social più per auto promozione che per dialogare con i cittadini. Insomma, le strade del social sono ancora tutte da esplorare.

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