E’ una parola allegra che definisce una contadinella attraente, una ragazza di campagna bella e gentile, una leggiadra villanella. In uso già nel Medioevo, deriva da forese, cioè forestiero, che vive fuori città; infatti la parola è un’alterazione di foresetta.
“Era in pensier d’amor quand’io trovai Duo forosette nove”, è il fresco, malizioso uso che ne fa il Cavalcanti.
Il D’Alberti cita anche “foresozza”, con sfumatura meno vezzeggiativa, e infatti questa per il Boccaccio è una giovane “brunazza e ben tarchiata”. Il Tommaseo registra anche la voce foresozzo, al maschile, nel senso di contadinotto.
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