Simmons, che orrore ritornare a scuola in una classe di zombie

Un'insegnante che cattura il suo nuovo allievo, una fotografia di gruppo da realizzare. Mentre intorno non c'è più anima viva...

Simmons, che orrore ritornare a scuola in una classe di zombie

Dopo il «numero zero» del giugno scorso, giovedì prossimo uscirà il primo numero di Parallàxis, rivista dedicata all'horror, alla fantascienza e al new magic realism ordinabile in formato cartaceo su www.ibs.it e acquistabile in formato digitale su www.amazon.it. Oltre ai racconti La bara sbagliata di Kelly Link, Pioggia senza fine di Ray Bradbury e Quindici tic di Emanuele Kraushaar, vi troviamo l'inedito di Dan Simmons La fotografia di classe (vincitore di molti premi fra cui il Bram Stoker). Qui ne anticipiamo un brano.

Mentre si dirigeva verso il ripostiglio delle provviste al secondo piano, gettò un'occhiata nella sua aula. I bambini erano agitati, e luce e fame spingevano loro a strattonare le catene e i collari di metallo. La piccola Samantha Steward, tecnicamente troppo piccola per la quarta elementare, si era quasi completamente strappata il suo vestitino di dosso a causa degli sforzi notturni per cercare di liberarsi. Sara e Sarah J. erano incastrate l'una nelle catene dell'altra. Todd, il più grande del gruppo, e l'ex bullo della classe, aveva nuovamente strappato a morsi il rivestimento in gomma del suo collare. La signora Geiss poteva vedere i filamenti di gomma nera attorno alle pallide labbra di Todd, e sapeva che il collare di metallo gli aveva ormai lacerato la pelle del collo quasi fino all'osso. Presto avrebbe dovuto prendere una decisione riguardo a Todd.

L'insegnante guardò le trentotto fotografie di classe che aveva appeso alla lunga bacheca posta dietro la cattedra. Trentotto anni. Trentotto fotografie di classe, tutte scattate in questa scuola. A partire dal trentaduesimo anno, le fotografie avevano iniziato a essere più piccole, passando dal largo formato utilizzato dallo studio fotografico alle Polaroid alle quali la signora Geiss aveva dovuto ricorrere per continuare la tradizione. Anche i bambini erano meno numerosi nelle classi. Nella foto del trentacinquesimo anno si potevano vedere solo cinque studenti in quarta. Sarah J. e Todd erano in questa foto - vivi, rosei, magri e visibilmente spaventati, ma in salute. In quella del trentaseiesimo anno non c'erano più bambini vivi... ma solo sette studenti. Nelle successive fotografie si potevano vedere sedici facce. Quest'anno, oggi, la signora Geiss avrebbe dovuto impostare la Polaroid per far stare tutti i ventidue bambini all'interno del fotogramma. No , pensò, ventitré, con il nuovo bambino . \

Portando con sé dal ripostiglio l'asta da cattura, delle tenaglie, delle manette da poliziotto, un paio di guanti pesanti e un grembiule in gomma, l'insegnante si affrettò giù per l'ampia scalinata che conduceva al primo piano. Giunta alla porta principale, controllò i monitor per essere sicura che il cortile esterno, il corridoio e l'area giochi di quarta fossero vuoti ad eccezione del nuovo bambino, poi si legò il grembiule, mise in spalla il Remington, indossò i guanti, tolse il catenaccio alla porta rinforzata in acciaio, si assicurò che le tenaglie e le manette fossero raggiungibili nella grossa tasca del grembiule, sollevò l'asta da cattura, e uscì per incontrare il suo nuovo studente.

La maglietta e i jeans del bambino erano stati strappati ancora di più dal filo spinato. Pezzetti di carne esangue pendevano dai suoi avambracci. Nel momento stesso in cui la signora Geiss fu all'aperto, il bambino sollevò il suo volto senza vita e trascinò lo sguardo verso di lei. I suoi denti erano gialli.

Alla vista del bambino che barcollava e zoppicava nella sua direzione, la signora Geiss trattenne il respiro. Non era per la puzza; era ormai abituata al tanfo di carogna emesso dai bambini. Questo nuovo studente era un po' peggio di molti dei suoi studenti, ma di sicuro non al livello di Todd. I suoi pantaloni erano fradici di benzina per aver guadato il fossato che delimitava il cortile della scuola, e l'odore di benzina copriva parzialmente la puzza proveniente dal bambino. L'insegnante si accorse che stava trattenendo il fiato; dopo tutti questi mesi... anni , realizzò... provava ancora una certa tensione nell'incontrare un nuovo studente.

Il ragazzo percorse gli ultimi dieci metri barcollando verso di lei sul cemento del cortile. La signora Geiss si posizionò e sollevò l'asta da cattura. \

Non ci furono troppi problemi. Il bambino fece un balzo verso di lei. La signora Geiss riuscì a mettere il cappio attorno al suo collo, rilasciò la presa per far stringere il nodo scorsoio, e lo bloccò. Il filo entrò in profondità nella gola del bambino ma era troppo spesso per tagliare la carne. Se il bambino avesse respirato, il nodo scorsoio lo avrebbe strangolato, ma questo non era più un problema ormai da un pezzo.

La signora Geiss fece un passo in avanti e il bambino barcollò, zoppicò, agitò le braccia, e cadde all'indietro, battendo la testa sul cemento ed emettendo un suono nauseante, come quello di un melone tenero che cade a terra. L'insegnante controllò al di sopra della spalla che il cortile fosse ancora vuoto, e poi immobilizzò il bambino che si stava dimenando, prima usando l'asta da cattura, e poi con il piede. Le unghie del bambino grattarono contro la spessa pelle dello stivale.

Con un gesto ben allenato, la signora Geiss lasciò andare l'asta, con una mano guantata afferrò entrambi i polsi del bambino, e con l'altra mano libera lo ammanettò, poi si sedette sul suo torace. La signora Geiss pesava quarantatré chili, e il fatto che il bambino potesse riuscire a scappare non era nemmeno da prendere in considerazione. Con occhio esperto valutò le ferite del bambino: quella sul torace era stata sicuramente quella fatale e aveva l'aria di essere stata inferta con una mannaia o con un lungo coltello; gli altri tagli, strappi, morsi, e la ferita di un proiettile nella parte superiore della spalla del bambino dovevano essere stati inflitti solo dopo la sua morte.

La signora Geiss annuì soddisfatta e, come se stesse ispezionando la bocca di un cavallo, spinse indietro le labbra tremule del bambino, poi gli cavò i denti con le pinze. Il bambino non emise alcun lamento. L'insegnante notò che le mosche avevano depositato delle uova negli angoli degli occhi, e si fece una nota mentale di occuparsene durante il lavaggio.

Spostando di poco il peso, la signora Geiss cambiò posizione sul torace del bambino, gli sollevò i polsi legati, e con gesti rapidi ed efficaci gli cavò le unghie con le pinze. Le uniche tracce di sangue erano nel materiale coagulato che si trovava sotto le unghie.

Il bambino le rivolgeva versi come una tartaruga arrabbiata, ma le sue gengive non avrebbero mai potuto penetrare la pelle degli stivali, e ancora meno i pantaloni di velluto a coste che portava sotto il vestito.

La signora Geiss si guardò ancora dietro oltre la spalla. Qualche mese prima era stata presa alla sprovvista da cinque di loro - tutti adulti - che erano riusciti a superare silenziosamente il filo spinato mentre lei era intenta a guardare i bambini che rientravano in classe dalla ricreazione, e si era trovata con soltanto sei cartucce nel Remington. Uno dei colpi aveva colpito il bersaglio solo di striscio; l'insegnante era riuscita ad aggiustare la mira all'ultimo istante, quando quella cosa barcollante si trovava soltanto ad un metro e mezzo scarso da lei. Da allora l'adrenalina di quell'incontro continuava a mantenerla vigile.

Il cortile era

vuoto. La signora Geiss borbottò qualcosa, tirò su il bambino con il cappio, aprì la porta con una mano, e lo spinse davanti a lei con l'asta. Ci sarebbe stato giusto il tempo per la pulizia prima che la campanella suonasse.

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