Sturzo, ecco cosa significa popolare (e non populista)

Fu il maestro del pensiero cristiano e liberale: resta un intellettuale dimenticato. Soprattutto dai cattolici

Sturzo, ecco cosa significa popolare (e non populista)

Luigi Sturzo nasce a Caltagirone il 26 novembre 1871. Compie gli studi liceali e teologici in Sicilia e viene ordinato sacerdote nel 1894. Prosegue la sua formazione a Roma, dove nel 1898 si laurea in teologia presso l'Università Gregoriana. Professore nel seminario di Caltagirone, nel 1900, commenta i Principi di economia politica di Matteo Liberatore, che erano stati pubblicati nel 1899. Aveva intanto abbracciato l'idea per cui «senza capitali cesserebbe quasi del tutto ogni produzione di ricchezza e i popoli continuerebbero a rimanere schiavi della miseria» (Gabriele De Rosa).
Persuaso della bontà del movimento di Romolo Murri, nel 1902 Sturzo guida i cattolici di Caltagirone alle elezioni amministrative: ottiene 7 seggi su 40. Nominato commissario prefettizio nel 1904, la vigilia di Natale del 1905 don Sturzo, in un discorso su I problemi della vita nazionale dei cattolici, pensa già alla costituzione di un partito di ispirazione cristiana che sia in grado di riportare i cattolici all'interno della vita politica italiana. Lo scopo di Sturzo, sin dal 1897 allorché cominciò a pubblicare il giornale La Croce di Costantino era ottenere per i cattolici «un loro progressivo, generale inserimento nella vita civile dello stato italiano, secondo un programma di riforme che doveva basarsi sul decentramento amministrativo e sulle autonomie regionali (soprattutto per risolvere la grave crisi delle aree sottosviluppate meridionali)» (Arturo Colombo).
Verso la fine del mese di novembre del 1918 Sturzo riunisce a Roma, in Via dell'Umiltà 36, un gruppo di amici con l'intento di dar vita al nuovo partito di ispirazione cattolica. E il 18 gennaio del 1919, dall'albergo Santa Chiara di Roma don Luigi Sturzo diffonde l'appello A tutti i liberi e forti. Con questo appello nasceva il Partito Popolare Italiano.
Nel primo congresso del Partito popolare, che si tenne a Bologna nel giugno dello stesso anno, don Sturzo, deciso a difendere la natura laica e aconfessionale del Partito, deve sostenere una serrata polemica con un'altra grande e influente figura di intellettuale cattolico: padre Agostino Gemelli. Il secondo congresso del Partito ha luogo a Napoli: qui Sturzo delinea la prospettiva storica del partito nella sua funzione di salvaguardia della democrazia e del riformismo. Ostile a Giolitti, Sturzo non si unì con i socialisti; e così il fascismo trovò un ostacolo in meno nella sua avanzata nella conquista del potere. Le prime persecuzioni e ammonimenti ecclesiastici a non creare difficoltà alla Santa Sede le gerarchie ecclesiastiche pensavano a intese con il nuovo potere convinsero Sturzo dopo le elezioni del 1924, a lasciare l'Italia.
L'esilio di Sturzo dura ventidue anni: prima a Parigi, poi a Londra (1924-1940) e infine a New York, sino all'agosto del 1946. Nel periodo inglese i frutti della meditazione di Sturzo sono consegnati nei seguenti scritti: Italy and Fascism (1926); La comunità internazionale e il diritto di guerra (1929); La società: sua natura e leggi (1936); Politica e morale (1938); Chiesa e Stato (1939). Stabilitosi negli Stati Uniti, Sturzo ebbe modo di conoscere direttamente una delle più grandi, antiche e all'epoca poche democrazie della terra. «Seppe coglierne, evidenziandoli ed analizzandoli, i caratteri rilevanti impressi nella storia di quel Paese e presenti nella letteratura politica, filosofica ed economica dei tanti esuli che dalla vecchia e martoriata Europa si trasferirono oltre Atlantico» (Flavio Felice). Con ciò, tuttavia, il pensiero di Sturzo, sia durante l'esilio che dopo l'esilio, è rimasto «del tutto sotterraneo nascosto anche al mondo cattolico, e quasi colpito da una tacita interdizione» (G. De Rosa).
Il 22 settembre del 1940 Sturzo lascia Londra, diretto a New York dove arriva il 3 ottobre. Qui fonda l'American People and Freedom Group, un'associazione di cattolici democratici. E stringe rapporti con esuli quali Gaetano Salvemini, Mario Einaudi, Carlo Sforza e Lionello Venturi. Nel 1943 esce La vera vita. Sociologia del soprannaturale. È solo alla fine dell'agosto del 1946 che Sturzo si imbarca per l'Italia. È a Napoli il 5 settembre. Sempre nel 1946 pubblica Nazionalismo e Internazionalismo. Del 1949 sono La mia battaglia da New York e La regione nella nazione. Del 1950 è Del metodo sociologico. Il 17 dicembre del 1952 il presidente della Repubblica Luigi Einaudi nomina Sturzo senatore a vita. Come senatore, Sturzo si iscrive al gruppo misto del Senato. Nel 1953 appare Coscienza e politica. Muore l'8 di agosto del 1959; viene sepolto in San Lorenzo al Verano. Il 3 luglio del 1962 la salma del sacerdote siciliano è stata tumulata nella chiesa del Santissimo Salvatore a Caltagirone.
Se Antonio Rosmini, in Italia, è la stella del pensiero liberale cattolico dell'Ottocento, Sturzo è il maestro del pensiero liberale cattolico del Novecento. Ecco un brano del suo Testamento: «A coloro che mi hanno criticato per la mia attività politica, per il mio amore alla libertà, il mio attaccamento alla democrazia, debbo aggiungere che a questa vita di battaglie e di tribolazioni non venni di mia volontà né per desiderio di scopi terreni né di soddisfazioni umane, vi sono arrivato portato dagli eventi, penetrando quasi insensibilmente senza prevedere un termine prestabilito o voluto, come portatovi da forza estranea. Riconosco le difficoltà di mantenere intatta da umane passioni la vita sacerdotale e Dio sa quanto mi sono state amare le esperienze pratiche di 60 anni di tale vita; ma l'ho offerta a Dio e tutto ho indirizzato alla Sua gloria e in tutto ho cercato di adempiere al servizio della verità.

Difetti, colpe, miserie mi siano perdonati dagli uomini come son sicuro che mi sono stati e mi saranno perdonati da Dio per i meriti di Gesù Cristo e intercessione della Vergine Maria che sempre invoco ora e nell'ora della mia morte e così sia».

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