Venticinque foto che raccontano l'Italia

Scatti d'autore per capire il presente: una galleria di ritratti dal Dopoguerra a oggi, commentata dalle più prestigiose penne del nostro quotidiano

Venticinque foto che raccontano l'Italia

Fermare l’attimo, vero o falso che sia. Questa è la grande dote della foto­grafia. Una dote incredi­bile, che spaventa anche un po’. Non per nulla popolazioni digiu­ne di tecnologia, di ottica e di emulsioni, figuriamoci di Ccd e megapixel, hanno a lungo temuto quelle macchinette appese al col­lo degli antropologi: «Rubano l’anima». E forse su queste loro paure non è il caso di scherzare troppo. Per­ché ci sono foto che davvero colgo­no qualcosa del soggetto fotogra­fato che nessun altro mezzo uma­no può cogliere. Senza scomoda­re la quidditas (ciò che rende una cosa proprio quella cosa) di aristo­telica memoria, i grandi fotografi bloccano nell’emulsione o nei pixel l’impalpabile: se non è l’ani­ma di chi viene immortalato è lo spirito del tempo. E poi già quella parola, «immortalato» (reso im­mortale), è carica di magia, una magia che Henri Cartier-Bresson spiegava così: «Le fotografie pos­sono raggiungere l’eternità attra­verso il momento».

Ecco perché il Giornale ha deci­so di pubblicare, a partire dal pros­simo martedì, una serie di foto
d’autore provenienti dal ricchissi­mo archivio di Mondadori Portfo­lio (l’agenzia nata dal recupero dell’archivio storico fotografico delle più prestigiose testate perio­diche del gruppo editoriale di Se­grate: Epoca , Grazia , Tempo , Pa­norama ...).

La serie si chiamerà «Tratti Italiani» e sarà un racconto fotografico dell’Italia, dal Dopo­guerra sino ai giorni nostri: 25 scat­ti d’autore che in un modo o nel­l’altro “ cristallizzano” lo spirito di un grande personaggio, oppure il “clima” di un’epoca. E ogni foto­grafia, pubblicata nella doppia pa­gina pa­ssante centrale dell’edizio­ne nazionale, sarà accompagnata dal commento di una delle più pre­stigiose penne del nostro quoti­diano.

Il primo di questi appuntamen­ti del martedì sarà con un uno splendido bianco e nero di Adria­no Allecchi (uno dei fotoreporter di punta di Panorama ) che ci mo­str­a Indro Montanelli e Giorgio Al­mirante negli uffici della casa edi­trice Mondadori, a Segrate, nel 1980. Guardano dalla finestra, di profilo entrambi, vicini ma lonta­ni, come dubbiosi del futuro. A commentare questa foto sarà Ma­rio Cervi, grande giornalista e, per decenni, legato a Montanelli in un binomio di amicizia e collabo­razione che forse non ha eguali nella storia dell’informazione in Italia. Nella seconda uscita, invece, un’immagine decisamente irri­tuale di Umberto II di Savoia. Gior­gio Lotti- classe 1937,è stato “l’oc­chio” di Epoca dove lo volle il diret­tore Nando Sampietro, e famosis­simo per aver scattato un magi­strale fotoreportage della Cina nel 1973 –coglie il re in esilio men­tre scavalca la cima d’ormeggio che trattiene una barca da pesca sulla battigia. Lo scatto, carico di suggestiva ironia, è “rubato” in Portogallo, a Cascais, nel 1965. Questa immagine che racconta l’esilio dell’ultimo re d’Italia verrà commentata da Giordano Bruno Guerri.

Nella terza uscita il boom degli anni Sessanta è incarnato dall’im­magine dell’avvocato Gianni Agnelli che posa davanti alla plani­metria dell’esposizione interna­zionale del lavoro, che si svolse a Torino nel 1961. L’autore di que­sto ritratto di un imprenditore che in quel momento incarnava la cre­scita e l’orgoglio industriale di un’intera nazione è di Walter Mo­ri ( anche lui, nativo di Felino, “ra­gazzo di bottega” di Epoca e diven­tato n­egli anni uno dei migliori fo­tografi su piazza, con una spiccata propensione per immortalare il mondo dell’arte)e il commento al­l’immagine sarà di Vittorio Feltri. E anche nelle puntate seguenti, martedì dopo martedì, si sussegui­ranno fotogrammi indimenticabi­li, da Oriana Fallaci a papa Wojty­la, passando attraverso immagini di politici, scrittori, registi, attori... o cittadini comuni.

Insomma,ses­sant’anni di storia d’Italia in un clic, bloccati in quei pochi decimi di secondo che impiega l’otturato­re ad aprirsi e chiudersi. Bloccati in velocissimi “tratti” d’autore. Perché è l’eternità di certi attimi che rende un Paese quello che è.
Vale anche per il nostro, nel be­ne e nel male.

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