Cunego mister Lombardia: «Io corro tutto l’anno»

da Como

Il suo vero Giro è quello di Lombardia. In attesa di scoprire se possa tornare ad essere a tutti gli effetti un corridore adatto ai grandi Giri, come quello d’Italia e di Francia, Damiano Cunego raccoglie gemme importanti come il Lombardia, che vanno ad impreziosire la sua personalissima collezione di classiche. Quest’anno solo quattro vittorie, ma due contano parecchio: Amstel Gold Race e Lombardia, che è pur sempre uno dei cinque monumenti del ciclismo mondiale assieme a Sanremo, Fiandre, Roubaix e Liegi. «E poi l’argento mondiale per me resta comunque un successo – dice -. Non è vero che ci sono rimasto male. Io sono felice del successo di Alessandro (Ballan, ndr): a proposito, oggi la squadra è stata fantastica e lui davvero speciale. Tornando al Mondiale, io solo per un attimo ho pensato che quell’argento poteva essere d’oro, ma poi mi sono reso conto di aver fatto comunque una grande cosa. E alla fine dico solo che ho toppato alla Liegi, perché l’Amstel l’ho vinta, alla Freccia sono arrivato terzo, al Mondiale secondo e il Lombardia l’ho stravinto».
È come se si fosse tolto un peso, Damiano. Questo Lombardia se lo gode come poche altre corse da lui vinte. «È sicuramente la vittoria più bella. Non vincevo in solitario dal Giro d’Italia 2004, tappa di Falzes. Che sensazione. All’ultimo chilometro ho capito che era fatta e non ho fatto altro che gustarmi l’entusiasmo degli spettatori. Lo so, adesso direte che devo solo pensare alle corse di un giorno, io vado per la mia strada: sono convinto che un atleta oggi debba correre da febbraio a ottobre e soprattutto correre tutte le più importanti corse del mondo. Gli sportivi chiedono questo a noi corridori e noi dobbiamo cercare di accontentarli».
È l’uomo per tutte le stagioni e per tutte le corse: di un giorno e no. «Il nuovo Paolo Bettini? Magari. Io Paolo lo stimo immensamente. Da lui ho imparato tantissimo, e spero un giorno di trovarmi a contare le vittorie preziose che lui ha saputo raccogliere in questi anni. Io però vado per la mia strada: ciclismo a 360°, ciclismo totale, senza specializzazioni. Io amo correre, gli sportivi chiedono di vedere correre i loro beniamini. Non ci si può concedere con il contagocce».
Generoso, combattivo, tosto, resistente: anche alla malasorte... «Il mio 2008, alla fine lo considero una buona stagione. L’unico neo è dato dal Tour de France. Lì non sono andato come avrei voluto, per mille ragioni.

Una cosa è certa, il prossimo anno correrò il Giro d’Italia, perché è quello del Centenario e non si può saltarlo. E poi ci sarà Lance Armstrong, che è chiaramente il favorito numero uno. Sarà un grande Giro, con grandi nomi e grandi contenuti: io voglio esserci».

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