Anna Maria Greco
da Roma
Esercito a Napoli, ma con poteri di pubblica sicurezza. E modifiche alla Finanziaria per garantire più sicurezza. Gianfranco Fini spiega la ricetta del suo partito per combattere la criminalità nel capoluogo partenopeo. È quella espressa nel documento dei senatori di An che chiedono al governo il ripristino dell’operazione «Alto impatto», voluta nella seconda metà degli anni ’90 dal governo Berlusconi.
Condividendo l’«angoscia» del Presidente della Repubblica Napolitano, Fini insiste anche sulle critiche al governo per gli interventi sbagliati, dalla Finanziaria all’indulto, e per quelli che non ha fatto pur essendo necessari. In particolare, dice che «si doveva fare di più» nella manovra per le risorse destinate all’ordine pubblico. «I tagli al ministero dell’Interno - attacca il leader di An - rischiano di non consentire il pagamento degli straordinari». E bisognava difendere il principio della «certezza della pena», escludendo ogni provvedimento di clemenza. «L’emergenza carceraria - dice Fini - non si risolve mettendo fuori i detenuti ma stanziando più soldi per le carceri. E su questo in Finanziaria non c’è nulla».
Ci sono invece, fa eco Maurizio Gasparri, tagli delle risorse per i nuovi contratti delle forze di polizia e per il riordino delle carriere e la chiusura di prefetture, questure e comandi dei carabinieri anche in zone ad alta densità criminale. «Se si vuole dare un segnale forte - sostiene l’esponente di An - revochiamo l’indulto in Parlamento, variamo un pacchetto di misure che rivedano gli sconti di pena della legge Gozzini, destiniamo più soldi alle forze dell’ordine. Correggiamo la Finanziaria pro-camorra di Prodi».
Attacca una manovra che «fa acqua da tutte le parti» il leader dell’Udc, Lorenzo Cesa: non consente nemmeno la stabilizzazione di quei più di 1.000 agenti ausiliari che da 2 anni lavorano come precari nella polizia. «Con le norme previste dalla Finanziaria - aggiunge - non sarà possibile nemmeno il turn-over necessario per gli organici delle forze dell’ordine».
Di modifiche alla legge di bilancio per combattere la criminalità a Napoli e in tutto il Sud parla anche la sinistra radicale, ma come alternativa all’invio dell’esercito. Su questo punto l’Unione è divisa ed Enzo Bianco della Margherita vede, invece, positivamente l’ipotesi di militari di presidio agli obiettivi fissi, come supporto per le forze dell’ordine. «Servono risorse - dice Marco Rizzo del Pdci - per il lavoro e lo sviluppo. In tal senso, anche avendo presente l’emergenza Campania, andrebbe modificata la Finanziaria. Serve un impegno straordinario contro la precarietà che invece è purtroppo totalmente assente. Non sarà un caso che la manifestazione del 4 novembre si stia trasformando in una grande mobilitazione, che è certamente fatta da chi sta a sinistra». Invoca interventi strutturali che incidano su società, economia e cultura del Mezzogiorno anche il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, che respinge la soluzione dell’esercito e annuncia l’adesione alla manifestazione dei sindacati per la legalità, la sicurezza e la convivenza civile.
La camorra si batte con un impegno bipartisan, per il coordinatore di Fi Sandro Bondi, che invita a superare «divisioni politiche spesso artificiose e paralizzanti». Fabrizio Cicchitto aggiunge che, oltre alla mobilitazione generale, c’è bisogno di un ricambio nelle amministrazioni locali e punta il dito su Antonio Bassolino, governatore della Campania ed ex-sindaco di Napoli. «È necessario rompere un sistema di potere nel quale la camorra si è inserita, dilatando la sua presenza e avendo davanti un potere politico che certamente non è alternativo neanche da un punto di vista etico».
Finisce intanto sotto accusa, da destra e da sinistra, il coordinatore leghista Roberto Calderoli che definisce Napoli «una fogna da bonificare», eliminando «tutti i topi» ed evitando di inviare nuove e inutili risorse.
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