«D’Erme in Senato: fare chiarezza»

Marcello Viaggio

Il caso D’Erme continua a tenere banco. Il vicepresidente del Senato, Mario Baccini, si rivolgerà direttamente al presidente Franco Marini nelle prossime ore per avere diretti chiarimenti e far iscrivere la questione all’ordine del giorno dell’Ufficio di presidenza. Nunzio D’Erme, ex consigliere comunale di Roma, attualmente agli arresti domiciliari su provvedimento del gip Laviola confermato dalla Cassazione, è stato nominato consulente alle politiche abitative del gruppo di Rifondazione comunista al Senato su richiesta del capogruppo Russo Spena. L’incarico è del 19 luglio ma la notizia è trapelata solo qualche giorno fa.
Baccini, D’Erme non è né architetto né ingegnere. Eppure è consulente parlamentare sulle politiche della casa. Come la vede?
«Non è un segno di buon costume. Soprattutto se protagonista della vicenda è il Senato. Rispetto l’autonomia dei gruppi parlamentari, ma dare una consulenza a una persona che si trova agli arresti domiciliari, e che, guarda caso, proprio sul problema delle politiche abitative ha ricevuto un avviso di garanzia, è veramente un colpo negativo alle istituzioni. Dopo quest’ulteriore iniziativa, c’è da chiedersi da quali forze politiche è composta realmente la maggioranza di centrosinistra».
Rifondazione, con questa consulenza, ha davvero dato uno schiaffo in faccia alla magistratura?
«Non uno schiaffo, ma due. La consulenza a una persona ai domiciliari. E su una materia, per di più, sulla quale è in attesa di comparire davanti al magistrato. Intendo oggi stesso chiamare il presidente del Senato Franco Marini per fare chiarezza su questo grave episodio. Oltre che un chiarimento, gli chiederò di portare l’argomento all’ordine del giorno del prossimo Ufficio di presidenza al Senato. Occorre, a mio avviso, andare fino in fondo e verificare la regolarità politica e formale della vicenda. Se è compatibile finanziare con i fondi assegnati ai gruppi parlamentari la consulenza di persone che si trovano addirittura agli arresti domiciliari».
D’Erme non ha titoli di studio professionali sulla casa, fino a prova contraria. Il suo unico titolo è di essere leader di Action, punta di diamante della sinistra antagonista a Roma. Può bastare?
«La consulenza di D’Erme è chiaramente una consulenza politica. Che dimostra una volta di più come la maggioranza che sostiene Prodi sia ostaggio dell’estrema sinistra. Le “okkupazioni” abusive di Action non risolvono in alcun modo i problemi di politica abitativa. Bisogna dare la casa a chi ha diritto. Altro che occupare. E poi bisogna chiedersi se nella vicenda non ci siano anche gli estremi del reato di voto di scambio».
In che senso?
«Quelle di D’Erme & Co sono occupazioni di carattere politico, che si rispecchiano in liste elettorali parallele. A Roma vengono fatte in modo sistematico da anni. Mi pare che la magistratura sia all’opera in questa direzione».
Uno dei leader di Action, Lutrario, è comandato da 5 anni al gruppo capitolino di Rc e pagato con i soldi del Comune: 44mila euro l’onere complessivo nell’ultimo anno.
«Veltroni predica bene, ma razzola male.

A fronte della disperazione di tanti senzatetto, c’è chi agita un manifesto ideologico e riscuote la compiacenza di certe forze politiche. Ed è ancora più grave che la linea del “proletariato d’azione”, come lo chiama il Verde Paolo Cento, venga alimentata quasi sempre con soldi pubblici».

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