Dai lavori forzati a testimone d’accusa

Nell’aprile del 1960 le autorità del Partito comunista cinese arrestano Harry Wu (nella foto), figlio di un banchiere di Shanghai e di una proprietaria terriera, entrambi caduti in rovina a causa della guerra civile. L’accusa - molto nebulosa - è quella di «aver criticato il Partito»: Harry viene così condannato senza processo a seguire un programma di «riforma attraverso il lavoro», giro di parole per indicare quei lavori forzati da cui pochi uscivano vivi. Harry estrae carbone, costruisce strade e dissoda la terra per 19 anni, cambiando 12 campi di lavoro. Solo la solidarietà eroica che si instaura tra lui e i suoi compagni gli permette di sopravvivere fino all’insperato rilascio, avvenuto nel 1979 sull’onda della liberalizzazione seguita alla morte di Mao Zedong. Si trasferisce negli Stati Uniti, diventa professore di geologia all’università della California e testimonia davanti al Congresso sugli abusi dei diritti umani in Cina. Riceve numerosi riconoscimenti internazionali.

La sua drammatica esperienza è ripercorsa da lui stesso nel libro Laogai. L’orrore cinese (Spirali, pagg.227, euro 25), storia della vittoria di un uomo e testimonianza del potere dello spirito umano, ma anche di una sistematica violazione dei diritti umani.

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