Dall’Italia fino a 5,5 miliardi per Atene

Il prestito di salvataggio alla Grecia potrebbe costare all’Italia fino a un massimo di 5,5 miliardi di euro. Si tratta di una cifra «ufficiosa», calcolata in base alle quote dei vari Paesi Ue nel capitale della Bce, con l’esclusione dei Paesi non euro (il 30% circa) e, naturalmente, della Grecia stessa. La strada scelta dal governo italiano sarà quella dell’emissione di bond «sterilizzati», dunque senza impatto sui conti pubblici ai fini di Maastricht.
Dopo la Germania, con circa 8,4 miliardi, e la Francia con 6 miliardi, l’Italia è il terzo Paese contributore dell’operazione, seguito dalla Spagna con 3,7 miliardi di euro. In teoria - dato che nei fatti nessuno sborserà personalmente un centesimo - l’aiuto ad Atene costerebbe una novantina di euro a ogni italiano. In realtà, l’intesa fa bene anche al nostro Paese, grazie alla riduzione degli spread. La crisi, sostengono gli analisti, ha mutato la geografia dell’Eurozona, collocando l’Italia su posizioni più salde, insieme con la Francia ed a ridosso della Germania. «Il rischio di contagio - osserva Alessandro Profumo, ad di Unicredit - si è drasticamente ridotto».
L’accordo «salvagente» raggiunto dall’Eurogruppo piace ai mercati. L’euro recupera quota 1,36 dollari, dopo aver sfiorato in giornata gli 1,37. Calano gli spread sui titoli pubblici, e le Borse segnano rialzi consistenti, a cominciare da Atene (+3,52%). Milano chiude col Mib a +0,81%. Positiva Londra, stabili Parigi e Francoforte.
Commenti positivi all’intesa sono venuti dal presidente della Commissione Barroso, e da quello della Bce, Trichet. E ieri sera si è tenuta a Bruxelles una riunione tecnica per mettere a punto i meccanismi del prestito «misto» Europa-Fondo monetario internazionale. Il governo di Atene non potrà infatti scegliere in base alla convenienza, cioè al livello dei tassi di interesse: anche se i tassi Fmi dovessero risultare più bassi del 5% circa ipotizzato dall’Eurogruppo, il meccanismo sarà unico, spiega un portavoce della Commissione. Per quest’anno, l’Eurogruppo mette in campo 30 miliardi di euro; altri 15 arrivano dal Fmi. Se Atene richiederà ufficialmente l’intervento, questo sarà valutato dalla Bce, dalla Commissione europea, e quindi approvato con un «sì» unanime dei ministri delle Finanze dei sedici Paesi euro. Il congegno si attiverà se gli spread sui titoli ellenici supereranno un certo livello.
La Germania ipotizza un passaggio parlamentare nazionale prima dell’erogazione. Si tratta di una concessione al malumore popolare. L’opinione pubblica tedesca è infatti largamente contraria a esborsi per salvare chi, come la Grecia, non ha rispettato le regole europee.

«Ora che la decisione sugli aiuti è stata presa - rassicura il premier George Papandreu - potremo concentrarci sulle riforme economiche».
Secondo il direttore generale del Fmi, Dominique Staruss-Kahn, «la deflazione, abbassando salari e prezzi, è l’unica strada per il recupero della competitività greca».

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