Roberta Pasero
Dunque si parte, destinazione mondo, verso un'avventura senza limiti e confini. Si viaggia con l'immaginazione, esplorando sulla carta continenti lontani, inseguendo civiltà sepolte, perlustrando nature selvagge, girovagando come piaceva fare a Emilio Salgari, senza bisogno di muovere un passo, chiudendo gli occhi e via, verso l'ignoto.
Per riuscirci a volte è sufficiente sfogliare le pagine di un libro. O, meglio, avventurarsi per le strade del mondo condotti per mano da chi ha fatto del viaggio il suo mestiere, da chi considera l'esplorazione un'arte senza tempo. «Il vero viaggio», diceva Voltaire, «non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi». È quello che il Giornale offre ai suoi lettori proponendo un appassionante itinerario, di terra in terra, di città in città, guidati dallo sguardo attento e prestigioso del National Geographic. Un giro del mondo in venti tappe e altrettante guide, che comincia mercoledì 15 marzo da Barcellona (in regalo assieme al nostro quotidiano) e che finirà in Messico, passando per Parigi, per New York, per la Cina, per le isole caraibiche, ma anche per Gran Bretagna, Egitto, Grecia, Cuba, Australia e così via, di Paese in Paese, di scoperta in scoperta, di emozione in emozione, a 7 euro e 90 in più.
Storia e cultura, monumenti e curiosità, arte e tradizioni, natura e vita, luoghi vecchi e nuovi, inediti e rivisti, sempre da scoprire attraverso una serie di itinerari imperdibili, di cartine dettagliatissime e spettacolari fotografie, di escursioni in bicicletta e percorsi automobilistici, di informazioni pratiche e approfondimenti a tema. Tutto con un solo obbiettivo, che è anche lo slogan della collana di queste Guide Traveler: «Ogni luogo diventa nuovo quando lo visiti con gli occhi di National Geographic». Era questo lo spirito che guidava gli esploratori dell'altroieri, cioè i trentatre uomini che la sera del 13 gennaio 1888 attraversarono le strade di Washington a piedi, a cavallo, sulle carrozze provenienti da ogni parte del paese per ritrovarsi al Cosmos Club, un circolo esclusivo poco distante dalla Casa Bianca: qui, attorno ad un tavolo di mogano cominciarono a pensare se era possibile creare una società che diffondesse il sapere geografico nel mondo intero. C'erano esploratori, scienziati, geografi, militari, cartografi, viaggiatori, tutti uniti dal medesimo spirito: quello di andare alla conquista di un mondo nuovo, ancora tutto da scoprire. C'erano i pionieri che per primi avevano portato la bandiera americana giù nelle infinite viscere del Grand Canyon e c'erano quelli che avevano realizzato le prime misurazioni delle grandi catene montuose del continente, c'era chi aveva disegnato puntigliosamente le mappe delle coste e dei grandi fiumi, chi aveva cercato di prevedere l'andamento di cicloni e calamità naturali e chi aveva studiato i modi di vivere di nativi e aborigeni.
Attorno a quel tavolo illuminato da una luce fioca, in un'America pervasa dall'ottimismo e dalla curiosità per il sapere geografico universale, nacque la più grande istituzione scientifica e filantropica del mondo che ebbe come primo presidente Gardiner Greene Hubbard, uomo di legge e mecenate, finanziatore degli esperimenti scientifici del genero, Alexander Graham Bell, da molti considerato l'inventore del telefono. Nasceva così un impero multimediale che oggi spazia dall'editoria alla fotografia, dai video alla televisione, dalla musica agli oggetti etnici, tutti col marchio di fabbrica (e di garanzia) National Geographic Society, ma che continua anche a finanziare spedizioni ed esplorazioni scientifiche in ogni angolo remoto del pianeta, tenendo fede alla sua originaria missione.
In quel gennaio del 1888 i trentatre uomini di scienza si diedero una costituzione, si inventarono una bandiera (a strisce orizzontali azzurra, rossa e verde) e nove mesi più tardi veniva pubblicato il primo numero della rivista National Geographic, l'organo ufficiale di quel sapere scientifico che era, ed è tuttora, l'obbiettivo principale dell'associazione, che punta sulla divulgazione, sull'approfondimento, su un'informazione puntigliosa, proprio come quella contenuta in tutte le guide Traveler.
Manuali, discreti nella forma e pratici nel contenuto, che hanno per sottotitolo "Un secolo di esperienze di viaggio in ogni guida" e racchiudono tutto quanto sia un viaggiatore sia un turista per caso vogliono sapere, lasciando sempre, comunque, un margine all'avventura: sfogliando le venti guide delle principali città, nazioni e aree geografiche del mondo in edicola nelle prossime settimane, i nostri lettori potranno trovare sempre dettagliate descrizioni dei luoghi, approfondimenti di storia, cultura, natura, tradizioni e vita quotidiana, consigli di viaggio con informazioni turistiche a 360 gradi, inclusi alberghi, ristoranti, negozi, divertimenti e tempo libero, cartine pedonali, ciclistiche e automobilistiche, planimetrie e disegni esclusivi dei principali monumenti e musei, centinaia di fotografie a colori, itinerari ed escursioni per visitare tutto quanto nei dintorni ha a che fare con la meta prescelta. A dimostrazione che aveva proprio ragione William Burroughs, lo scrittore della beat generation, quando diceva: «La cosa più pericolosa per l'uomo? È rimanere immobili».
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