La Dc denuncia il Professore

Laura Cesaretti

da Roma

Il «vade retro» di Romano Prodi è arrivato ieri pomeriggio: «Il Concordato è un tema che non è e non sarà all’ordine del giorno nel programma dell’Unione».
Una precisazione secca per tentare di calmare le acque della sua «tribolata coalizione», come la definisce amaramente il ds Chiti, che «ha già abbastanza problemi» per sentire il bisogno di dilaniarsi anche sulla questione del rapporto con la Chiesa cattolico-romana. Il sasso nello stagno lanciato dal leader dello Sdi Enrico Boselli, che venerdì ha affermato che «va superato» il Concordato ha scatenato dentro l’Unione un tale bailamme che il Professore, tirato da ogni parte, è stato costretto a intervenire. «È inaccettabile, nel centrosinistra rischia di prevalere una linea laicista», protesta Mastella. «Così ci mettiamo in cattivissima luce col mondo cattolico», geme Rosy Bindi. «È una follia», si sdegna Beppe Fioroni della Margherita. Persino il neo-togliattiano Diliberto frena: «Non abbiamo bisogno di questo ulteriore tema per creare zizzania dentro l’Unione». Mentre il centrodestra ci inzuppa allegramente il pane e parla di «stato confusionale» e di un’Unione «armata Brancaleone».
In verità, Boselli si è ben guardato dal chiedere che la questione venisse inserita nel futuro programma: sarà il nuovo soggetto radical-socialista ad alzare questa bandiera e a chiedere al centrosinistra di impegnarsi per la «rigorosa laicità dello Stato». Ma l’impatto è stato clamoroso: Boselli ha sollevato una questione che spacca il neonato listone ulivista dove sono costretti a convivere i cattolici Dl con i Ds, mette in difficoltà Prodi che ne dovrebbe essere il leader e squassa la Quercia. Non a caso le reazioni più nervose sono arrivate da lì: «Ma è questo il modo di porre un tema così delicato? Sono questi i tempi? Boselli sbaglia», si inalbera Chiti. E ne ha ben donde, come fa notare sornione, con un esempio, il segretario radicale Capezzone: «Noi e i socialisti ci impegneremo a trasformare i Pacs in legge. Ma a questo proposito che farà l’Ulivo? Prenderà la linea di Fassino o di Rutelli?».

Già: che succederà nell’Ulivo ogni qualvolta saranno all’ordine del giorno temi di laicità, diritti civili e anche libertà economiche, che dividono Ds e Dl? E che linea riuscirà a tenere la Quercia, che dopo il referendum sulla procreazione sta tentando di ricucire gli strappi con la Chiesa, ma che non può abdicare al suo ruolo di sinistra riformista? I ds sanno che li aspettano tempi difficili, e che rischiano di farsi rubare voti e spazi di movimento politico da una forza politica, quella radical-socialista, che sta ritagliandosi un profilo netto e inalbera icone (Blair, Zapatero, Fortuna) del pantheon di una sinistra moderna, ma che la Quercia, incastrata tra il cattolico adulto Prodi e il ruiniano Rutelli, non potrà permettersi di evocare.

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