Quarantanni: il tempo necessario per constatare il fallimento di una classe dirigente. La stagione (più o meno una generazione), che permette di dire che una semina è andata male, o non è stata fatta per niente. De Gregori è una persona onesta, e abbastanza forte da dire, e dirsi, la verità: il 68 non ha seminato, non ha preparato, formato, fatto crescere. E chi ci ha provato, tra quelli che erano giovani allora, ha fatto fatica, perché tutta la società gli remava contro. Contro lautorità, certo. Ma contro lautorità perché il 68, e la cultura che ne è seguita, non sapeva accettare il limite. Lautorità non è buona o meritevole in sé. Può essere anche stupida, ottusa, ed è importante che chi vi è sottoposto possa riconoscerlo dentro di sé, prima di diventare altrettanto ottuso. Lautorità, però, è indispensabile per dare il senso del limite. Non si può fare tutto, le competenze si formano attraverso il sacrificio, la capacità di imporsi limiti, che sono linterfaccia repressiva degli obiettivi. Per raggiungere degli obiettivi, bisogna essere capaci di porsi dei limiti, e di fare qualcosa che invece dopo il 68 è diventato tabù: sacrifici. Questo fatto elementare, banale, che qualsiasi tribù conosce bene, il rapporto tra limite, sacrificio, e il perseguimento di obiettivi, la cultura del 68 lha completamente negato. Come mai? Perché fu un movimento culturale di giovani, di studenti, che come tutti i giovani sperano per un momento (o magari lo dicono soltanto), di poter fare a meno del limite. Niente di strano: il guaio è stato che questo giovanile e fantasioso casino, ben rappresentato dallo slogan del maggio francese, limagination au pouvoir, è stato poi scambiato per un programma politico, per una visione del mondo, di cui non possedeva lattrezzatura intellettuale, etica, e neppure pratica. Questo scambio, questo equivoco, di simpatici giovanotti che avanzano chiedendo il potere e di vecchi gestori del potere che si offrono subito di spartirlo con loro ci mostra subito che in Italia, a differenza che in Francia, o in Inghilterra, dove pure quellanno fatale passò, il principio dautorità era stato liquidato già prima. O forse era unautorità badogliesca, già predisposta ad aprire le porte allinvasore, chiunque egli fosse. A patteggiare pur di non confliggere. Perché il conflitto ti obbliga a dire perché lo fai. Lautorità si mantiene (come lha mantenuta Sarkozy quando era ancora solo ministro dellInterno, e ha tenuto a bada la racaille delle banlieue), quando sai in nome di cosa, di quali obiettivi vuoi mantenerla ed esercitarla. Questo i politici che erano al potere nel 68, e nei dieci anni successivi non lo dissero mai. Volevano stare al potere, e basta. Ed eventualmente spartirlo coi più glamourous dei giovani assedianti. Non fu quindi il 68 a distruggere il principio dautorità, era chi era al potere allora, i politici, ma anche i padri, e molti emblematici capi dazienda oggi monumentalizzati, a non applicarlo, perché lautorità è magari stupida, ma ha sempre in testa unetica, un codice di comportamento, e questi non lavevano. Certo poi i sessantottini saliti in cattedra, o sugli scranni dei vari poteri, non insegnarono e trasmisero unautorità che non avevano in fondo mai né visto né conosciuto.
Per questo non formarono una classe dirigente, non offrirono al paese una vera visione, non misero a fuoco alcun obiettivo serio, che non fossero chiacchiere divagatorie, ininfluenti sulla storia e lo sviluppo umano.Claudio Risè
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