In quegli armadi non ci sta più neppure uno spillo. Dietro quelle dodici ante color ciliegio ci sono centocinquanta divise. Sì, avete letto bene: centocinquanta uniformi di foggia e colori differenti provenienti da altrettanti Paesi. E, insieme, ci sono qualcosa come 260 copricapo e seimila distintivi. Comune denominatore, sono cimeli nuovi di zecca e, particolare, solo delle polizie municipali. Valore? Poco meno di un milione di euro. Ma c'è un altro dettaglio: quei dodici armadi non stanno nelle stanze di un museo bensì in una casa privata, di una anonima palazzina della periferia di Milano. È la collezione De Montis. Che, sorpresa, non è un industrialotto né un collezionista superstar ma «solamente un ghisa in pensione, un ghisa innamorato, profondamente innamorato della divisa del vigile urbano e dei valori che rappresenta».
Nino De Montis, classe 1929, quel completo scuro d'ordinanza l'ha indossato per quarantanni, «ero primo interprete quadrilingue di piazza Beccaria. Parlo correttamente inglese, francese, tedesco, spagnolo e un pizzico di russo che non guasta mai».
Quarantanni nelle strade e nelle piazze di Milano e, poi, un giorno l'addio al corpo, la medaglia d'oro e la pensione: «La prospettiva di poter tramandare il passato è stata la molla che mi ha spinto alla collezione. Prima divisa? Quella dei flic di Parigi che mi è stata inviata grazie ai buoni uffici del Comune e di un mio superiore». Che, tra l'altro, continua il signor Nino, «mi permise di prelevare dal nostro magazzino vestiario quanto mi servisse per eventuali scambi con collezionisti del settore». Ma, sorpresa, ben presto «mi accorsi che il baratto non bastava: il meglio delle divise sparse nei cinque continenti era in vendita» e così «misi mano al portafogli». Risultato? «Tremilacinquecento lettere inviate in ogni angolo del pianeta per richiedere materiale e tanti risparmi investiti insieme al tempo e alla determinazione. E la gioia, lo scriva, di possedere persino una divisa dei ghisa ambrosiani datata 1901».
Be', Nino De Montis non lo vuol dire ma, oggi, è il collezionista numero uno al mondo per le uniformi delle polizie municipali: «I pezzi più pregiati sono esposti spesso e volentieri alle conferenze dell'International police association e di altre organizzazioni». E Milano? Qual è la risposta dell'amministrazione cittadina? «È il mio cruccio. Per numero di pezzi e valore storico la mia raccolta è davvero unica al mondo. Sarei più che disponibile a cederla interamente al Comune o al corpo dei vigili se però si dimostrassero realmente interessati a valorizzare questo patrimonio. Finora, ho riscontrato solo indifferenza».
Comunque, qualcosa si sta muovendo, segnala il ghisa in servizio permanente effettivo: «La Fondazione Cariplo si è fatta avanti per assumere l'onere economico di acquisire la collezione, a patto che si trovassero dei locali per allestire il museo». Spazi che però l'amministrazione comunale ha negato: «Il comandante mi ha fatto sapere di non aver disponibilità».
Che, in soldini, significa lanciare un appello perché un patrimonio storico trovi al più presto uno spazio adeguato. Il rischio è di finire, benché scrupolosamente custodito e catalogato, in qualche baule stipato in un umido magazzino. Già, i figli minacciano di occupare con ben altri vestiti gli armadi di casa De Montis.
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