Il Delfino riapre dopo 30 anni Da teatro a polo culturale

È insolito, in questo periodo, parlare con un giovane che si sia posto degli obiettivi chiari, senza lasciarsi sopraffare dall'ansia e dal terrore della la crisi che imperversa; la voglia di rinascere artisticamente e di rilanciare una cultura per la quale ormai in pochi investono energia, ha guidato Federico Zanandrea e la sua compagnia Mecenate che per anni ha lavorato al Teatro Franco Parenti, a impegnarsi e a riaprire una realtà teatrale che per 29 anni è rimasta asserragliata dietro a noncuranza e a disinteresse. Si è inaugurata proprio il 1 novembre la stagione del teatro Delfino con una lettura contemporanea dell'Otello di Shakespeare, per mano dello stesso direttore artistico Zanandrea che, nel rispetto del suo gusto, ha regalato alla messinscena di un classico un tocco di modernità. «Ho allestito un cartellone - racconta Zanandrea, attore e doppiatore monzese - dove lavori classici come ad esempio Frankestein di Mary Shelley (14 maggio) pur letto con una cifra stilistica decisamente attuale, si alternano a rappresentazioni di autori contemporanei come Omar Nedjari (Shakespeare a pezzi in scena a marzo) o Katherine Kressmann, drammaturga di Destinatario sconosciuto previsto a gennaio; senza trascurare Steven Berkoff con il suo ormai famoso Il fascino discreto dell'ipocrisia (Kvetch) in scena dal 21 novembre». Una programmazione variegata che servirà al direttore artistico per comprendere i gusti e le preferenze di un pubblico che per anni è rimasto senza un palcoscenico vicino casa dal quale poter assistere ai mutamenti dell'arte teatrale, alle trasformazioni della scrittura rivolta ormai verso il futuro e ai cambiamenti degli stili. «La mia ambizione, condivisa con tanti colleghi ai quali ho riservato spazi in cartellone (Silvano Piccardi con E tutto questo vidi sotto il cielo, ma anche Luca Simonetta Sandri in scena dal 16 gennaio con Signor G. prima e dopo e Gabriele Calindri, regista di Destintario sconosciuto e interprete di Kvetch) è quella di non fare dimenticare la magia del teatro ad una zona di Milano che nasconde un fascino particolare, a partire dalle stesse sale». Il teatro Delfino di via Dalmazia 11 (zona Mecenate), di proprietà della Parrocchia San Nicolao della Flue vanta di una capienza di 480 posti, senza trascurare la suggestiva Sala Capitolare del 1260 di 100 posti, all'interno della Cascina Monluè sfruttata per videoinstallazioni e mostre. «Logisticamente la zona non è favorita, ma sono forte del mio gusto e della qualità del cartellone.

Con soddisfazione abbiamo chiuso la campagna abbonamenti che è durata quasi un mese (9 spettacoli 90 euro 4 spettacoli 48 euro), mentre ora offriamo gli abbonamenti a prezzi ridotti». Solo tanto amore per il teatro per portare a termine un'impresa che lo stesso Zanandrea definisce folle: «Non abbiamo né sovvenzioni pubbliche né sponsor alcuno: solo una grande passione».

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