Alberto Toscano
da Parigi
«Cosa devo dire a monsieur Crémel?», domanda il ministro degli Interni Nicola Sarkozy. Monsieur Crémel è il marito di una donna di 39 anni, assassinata da una persona già condannata per omicidio, che avrebbe dovuto essere in carcere, ma che è stata rimessa in libertà da un magistrato. Sarkozy sa che cosa vuol dire a monsieur Crémel e comincia col dirlo a tutti i francesi: il giudice che sbaglia deve pagare. Allultima riunione del Consiglio dei ministri, Sarkozy ha chiesto «quale sarà lavvenire di un magistrato che ha osato mettere in libertà vigilata un simile mostro». Non contento, il superministro degli Interni è andato a una riunione di poliziotti a ripetere quelle parole: «Il giudice che ha liberato il mostro deve pagare».
Ieri sera Sarkozy è stato interrogato dalla presentatrice del telegiornale della rete pubblica France 2 ed è tornato allattacco dei «giudici che sbagliano». Ha detto: «Ero al funerale della signora Crémel e ho visto la dignità del marito e della figlia dodicenne di quella donna, assassinata da un individuo che aveva già ucciso, che era stato condannato allergastolo e che è stato liberato dopo solo tredici anni di prigione. La cosa scioccante è una sola: che una donna sia stata selvaggiamente assassinata da una persona che avrebbe dovuto essere in carcere. Quando un medico sbaglia deve pagare, quando un politico sbaglia deve pagare, quando un contribuente sbaglia a scrivere la sua dichiarazione dei redditi deve pagare. È mai possibile che esista un ordine di persone superiori a tutte le altre? È possibile che ci siano persone come i magistrati, che possono sbagliare essendo sicure che non pagheranno mai nulla?».
Parole che non mancheranno di riattizzare la durissima polemica tra Sarkozy e i rappresentanti dei giudici transalpini. Ieri il presidente Jacques Chirac aveva dovuto rispondere a una lettera del Consiglio superiore della magistratura, secondo cui il primo attacco di Sarkozy aveva rimesso in causa «il principio della separazione dei poteri». Chirac, ribadendo quanto affermato il giorno prima dal premier Villepin, ha dato ragione ai giudici, ammettendo che la legge era stata applicata correttamente in occasione della liberazione dellassassino di madame Crémel e impegnandosi a garantire la «separazione dei poteri».
In questa occasione il ministro degli Interni ha anche rilanciato la polemica con chi critica i suoi metodi per «ripulire» le borgate popolari alla periferia delle maggiori città.
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