Alessia Marani
Hanno un nome e un volto i tre presunti assassini di Sergio Aru Tosio, l’attore sardo di 39 anni, ucciso nel suo appartamento di viale Vaticano nella notte tra il 13 e il 14 giugno scorso. Si tratta di tre romeni, clandestini e con piccoli precedenti alle spalle; a due di loro, Florinel Birica Mahaita, alias Lionel 23 anni, e Viorel Cobzaru, alias Gabriel, 21 anni, l’ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario e rapina è stata notificata già due mesi fa nel carcere di Rebibbia dov’erano detenuti dal 12 luglio per un furto. Il terzo, Adrian Nicolau Greco, di 26 anni, è ancora uccel di bosco, ricercato dalle polizie internazionali. Proprio nella speranza di afferrarlo durante la latitanza, gli uomini della squadra mobile di via di San Vitale, hanno atteso fino a oggi per rendere nota l’operazione. «Abbiamo seguito le sue tracce tra l’Albania dov’era riparato immediatamente dopo il delitto - spiega il dirigente della Omicidi, Eugenio Ferraro -, l’Ungheria e la Romania. Ma ora la nostra attività investigativa si può dire conclusa. Col mandato di cattura internazionale sulla testa, i nostri colleghi stranieri sapranno chi avranno fra le mani. Se Adrian sarà scovato in Romania, in virtù degli accordi con l’Italia, potrà essere estradato da subito». Aru Tosio, membro di un’importante e facoltosa famiglia di imprenditori vinicoli del cagliaritano, da anni s’era trasferito nella Capitale per seguire la sua passione: il teatro. Aveva lavorato con Piero Livi ne «I dimenticati», film sulla II Guerra Mondiale ed era stato al fianco di Eva Grimaldi e Gianpiero Ingrassia nella serie tv «Classe di Ferro». «Una persona riservata e tranquilla», lo descrivevano gli amici i quali, non tutti, erano al corrente dell’omosessualità del ragazzo. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la sera di martedì 13, Aru organizzò la serata in compagnia dei romeni. «I contatti fra loro nei giorni e nelle ore precedenti - dice Alberto Intini, capo della Mobile - emergono dai tabulati dei loro telefoni». I quattro mangiano e bevono assieme. Poi il via ai giochi erotici. Aru viene legato con il filo di un telefono polsi e piedi, dietro la schiena: letteralmente «incaprettato» per aumentare il piacere rallentando la respirazione. L’attore è in slip e muore asfissiato. Quando il giorno dopo i pompieri sfondano la porta lo trovano ancora sul letto. I tre, una volta legato e immobilizzato, nel frattempo, fanno razzia di un orologio Cartier modello Pasha, di una collana d’oro e di un cellulare. Lasciano morire il poveretto, poi si dileguano. Sparisce anche qualche stoviglia sporca, nella speranza di eliminare tracce. Che, pure, vengono trovate. Come quelle impresse su alcuni mozziconi di sigaretta e un fazzoletto di carta. Il trio piazza subito la refurtiva, ricavandone 6mila euro utili per la fuga. I poliziotti li tengono sotto controllo. Quelli hanno ancora in mano il cellulare della vittima. Adrian è «intercettato» in Albania, poi prende un volo ungherese. Quindi, il segnale svanisce.
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