Democrazia in pelliccia: ora il lusso si nasconde

La sfida di Ravizza: «patchwork» e veli coprenti per le giovani

da Milano

Prima di tutto non si deve vedere. I bei palazzi borghesi hanno una facciata che nulla lascia trapelare delle meraviglie interne: giardini rigogliosi, affreschi, e tutto quanto fa ricchezza. Ricchezza è anche una pelliccia, almeno in Italia. Un’ostentazione di possibilità economiche che fa a pugni con il politically correct. Meglio camuffarla da casa popolare. Per le strade di New York ce n’è un sacco. La «diavolessa» della moda, Anna Wintour, portava all’ultima sfilata di Ralph Lauren un lungo ocelot e la sua amica un importante visone bianco. Libere di scegliere. Da noi, invece, la pelliccia si copre, si deve mettere con discrezione, deve parere un’altra cosa.
Simonetta Ravizza che con il pelo di ogni genere ci gioca da una vita ha scelto due strade: in una la pelliccia è vestita di un’altra cosa, nell’altra vive di luce propria e osa andare controcorrente. In entrambi i casi il risultato è vincente e chic, ma molto diverso. La prima è ricoperta d’organza, che mimetizza la pelliccia sotto uno strato semitrasparente. «L’ho chiamata la pelliccia democratica - ha spiegato la Ravizza - una pelliccia voluta ma non esibita di cui ne vedi solo piccole parti». Sempre democraticamente è stata fatta la scelta dei prezzi: da 500 a 50mila euro. «C’è la pelliccia della ragazza giovane fatta di un patchwork di peli e quella per la signora che ama lo zibellino o il cincillà». Le linee a uovo, vera tendenza di stagione, sono finite anche nelle pellicce di Simonetta. Da mettere subito i deliziosi cappottini in visone champagne o grigi con alte martingale, i caban inframmezzati con catene. La greca Thes Tziveli, nata nell’isola di De Chirico, Bolos, firma le pellicce Thes & Thes con un tocco melodrammatico: le pennella di platino e oro, le rende teatrali. Crea la pelliccia «centauro» in tre peli diversi, il persiano è a pieghe o jacquard, il visone è blu come il mare. È la pelliccia di Charlotte Rampling quella di Borbonese, stile da vendere, lusso sfrenato e di grande eleganza disegnato con maestria da Alessandro Dell’Acqua. C’è super morbida in mongolia, quella voluminosa in volpe argentata, lo shirling con l’alto bordo. Fa addirittura a gara con quella di Caterina di Russia la pelliccia di Sonia Fortuna, un parka over color dell’oro con ampio collo. Per Shirt Passion la pelliccia è fatta di inserti a forma di cuore, per Roberta Scarpa è una stola-bomber, un bolero con maniche tre quarti con frangia di pelo, per Balizza, disegnata da Stefano Guerriero, una cappa-cagoule di piume argentee o una volpe grigia a balze. Lorenzo Riva ha preferito dettagli di pelo nella bella collezione anni ’60: colli di castoro o visone bianco arricchivano cappotti sartoriali che accompagnavano abiti di notevole fattura.
E c’è chi, come Clips, crea tessuti che sembrano pelliccia ma non sono. Un particolare tartan Principe di Galles dava l’effetto di un pelo folto e luminoso persino ricamato di jais.

Un effetto speciale creato anche dalle pietre e dai diamanti da 10 carati incastonati come brillanti negli importantissimi abiti da sera in velluto nero. Il tocco di pelliccia c’è: le spalline di visone degli abiti da cocktail.

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