Dovevano essere elezioni noiose e già scontate. A poche ore dal voto si sono rivelate un’appassionante lotta all’ultimo seggio tra i due candidati favoriti, Tzipi Livni e Benjamin Netanyahu, e si sono concluse senza un vincitore certo: non si sa ancora chi formerà il prossimo governo d’Israele. Come spiega Arye Carmon, presidente del think tank Israel Democracy Institute, «la politica israeliana è bloccata e ci vorrà tempo per formare una coalizione». Nel frattempo, il premier «uscente» da mesi Ehud Olmert continuerà a guidare il Paese.
Cosa succederà ora in Israele?
«Dalla fondazione dello Stato nel 1948 nessun partito ha mai ottenuto più del 50 per cento delle preferenze. Questo significa che in Israele le coalizioni sono sempre state una necessità. Ma in passato, c’erano forze politiche più grandi; oggi i partiti sono di più e sono più piccoli e quindi formare una coalizione è più difficile. Con i risultati di martedì, ogni partito dovrà scendere a compromessi».
Ma per ora non c’è un premier. Come si sbloccherà la situazione?
«Secondo la legge israeliana, il presidente Shimon Peres ha il potere di scegliere, dopo consultazioni con i vari capi di partito, chi formerà l’esecutivo. Una volta affidato l’incarico, il politico scelto avrà 21 giorni per creare una coalizione. In caso di un primo fallimento, potrà disporre di altri 21 giorni per un secondo tentativo. Il presidente inizierà le consultazioni la settimana prossima. Questo significa che i tempi per la formazione di un governo sono ancora lunghi».
Ma i numeri cosa dicono?
«Sulla carta, se Israel Beitenu, partito di Avigdor Lieberman, sosterrà come ci si aspetta il Likud, il favorito è Netanyahu.
Si è parlato di rotazione tra due primi ministri. È un’ipotesi possibile?
«I candidati sembrano scartare questa possibilità. C’è un precedente di rotazione in Israele, nel 1984 con Yitzhak Shamir e Shimon Peres. Ma era una situazione diversa: come ho detto prima c’erano due grandi partiti, non tante piccole forze come oggi».
Livni potrebbe opporsi a un incarico al rivale?
«Se il presidente affida l’incarico, i giochi sono fatti».
Lieberman sarà veramente l’ago della bilancia?
«Sì. Senza Israel Beitenu il blocco di Netanyahu non arriva a 65 seggi. Con Israel Beitenu, Livni sarebbe in grado di formare un governo».
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