«Difendere la famiglia per salvare l’economia»

Paola Setti

«La famiglia è quella tradizionale, sancita dalla Costituzione». Lo dice ai giornalisti prima della celebrazione per la festa di san Giuseppe, patrono del lavoro, l’arcivescovo Tarcisio Bertone. E lo ripete nella sua omelia, che traccia un affresco della situazione del mondo del lavoro in Liguria. Nelle prime file, in San Lorenzo, ci sono, fra il mondo istituzionale ed economico della città, il presidente della Regione Claudio Burlando e il suo vice Massimiliano Costa, nell’occhio del ciclone per la legge che ha spaccato il centrosinistra perché estende diritti e danari su servizi sociali e socio sanitari dalla famiglia tradizionale ad altri «vincoli solidaristici», quindi anche alle coppie di fatto.
Il cardinale lancia un messaggio chiaro. Parla della necessità di puntare allo sviluppo economico. Dice che «un’inversione di tendenza» dipende anche «da efficaci politiche in sostegno della famiglia»: «Si tratta, pragmaticamente, di prendersi cura del nucleo reale e concreto della nostra società, della famiglia e dei giovani. Andare in altro senso sarebbe come tagliare il ramo sui cui tutti siamo seduti. Sul lungo periodo le politiche a favore della famiglia, così come riconosciuta dalla nostra Costituzione, costituiscono un’arma vincente anche sotto il profilo dello sviluppo economico». E l’arcivescovo rivendica il diritto di esprimere la propria preoccupazione. In un passaggio precedente infatti sorride: «Qualcuno taccerà anche san Giuseppe di ingerenza nelle questioni interne del nostro tempo?». Il riferimento è alle accuse che gli vennero mosse dalle istituzioni quando la Regione approvò la legge sulla pillola abortiva e lui richiamò i cattolici ai principi della Chiesa. E infatti Bertone dice così: «In parte questo qualcuno avrebbe ragione, anche se la colpa non è tanto del Capo Famiglia di Nazareth, Giuseppe, quanto del Figlio, Gesù, che ci ha lasciato parole fin troppo chiare, e scomode, sui poveri e la giustizia, sul denaro, le ricchezze e il valore di ogni vita, a cominciare dai più piccoli. Non è ingerenza, ma puntare lo sguardo verso orizzonti più ampi che anche gli uomini politici farebbero bene a non dimenticare mai». Se la società e le istituzioni non saranno valorizzare la famiglia, dunque, anche il sistema economico ne subirà pesanti conseguenze. Quando invece per rilanciarlo c’è ancora molto da fare, avverte: servono maggiore sinergia fra piccola e grande impresa, un sostegno pubblico a chi cerca lavoro e «spesso solo in questa ricerca», «un forte impegno» contro il lavoro irregolare, e «accompagnare la creazione di competenza e il suo impiego nel ciclo produttivo». L’omelia termina con una preghiera a san Giuseppe. Il ruolo del padre? «In assenza del padre c’è la costruzione del branco e l’affidamento al capobranco come si vede negli stadi».


Poi la proposta: la Chiesa genovese sarà un laboratorio, a partire dai cappellani del lavoro, affinché «il vangelo continui a essere annunciato e comunicato con efficacia» anche nei sempre più frammentati ambienti lavorativi.

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