Dalla difesa di Consorte al dolore dei lettori, l’«Unità» inverte la rotta

Prima il patron di Unipol era un manager innovativo, ora si ricorda la «grave colpa dell’arricchimento» e si pubblicano missive indignate

da Roma

Dalle cronache della «riscossa dei provinciali» sancita dall’Opa di Unipol su Bnl e descritta come una «ventata di aria fresca nelle stanze chiuse della finanza tricolore», fino alle missive dei lettori che non vogliono rinnovare la polizza Rc auto che avevano stipulato anni fa, quando erano ancora convinti che la «diversità» comunista si potesse applicare, probabilmente grazie alla proprietà transitiva, anche alla compagnia guidata da Giovanni Consorte.
Il destino dell’Unità è quello di risentire di tutte le turbolenze della sinistra italiana. Uno spiffero al Botteghino si trasforma in una bronchite al quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Era successo con la sfebbrata girotondina, che l’Unità si fece passare con le dimissioni dell’ex direttore Furio Colombo, e non poteva non succedere con la bufera giudiziaria che si è scatenata sulla scalate.
Fino a pochi giorni fa la linea del quotidiano vicino ai Ds è stata chiara, scandita dagli editoriali e dalle interviste di Rinaldo Gianola, il vicedirettore che da Milano cura le pagine economiche e finanziarie. Per fare un esempio, l’Opa di Unipol su Bnl è descritta come «una grande e trasparente operazione di mercato» (prima pagina del 19 luglio 2005). Nessuna pietà per chi si è opposto alla scalata, in particolare nei confronti del presidente della banca romana Luigi Abete e di Diego Della Valle «che immaginano i cavalli dei cosacchi abbeverarsi alla Bnl».
Anche quando a Consorte è arrivato l’avviso di garanzia, l’Unità ha continuato a difendere l’ex presidente di Unipol. L’ultimo «colloquio» prima delle dimissioni (datato 18 dicembre), sempre firmato da Gianola, è qualcosa di più di un’intervista. Il vicedirettore dell’Unità descrive Consorte come l’uomo che «ha portato le cooperative a giocare in campi diversi dal passato, in quelli del potere economico, a sedere nei consigli di amministrazione che contano nel Paese» e si lascia anche andare a considerazioni amare: «Ah, la finanza. parola tremenda per la sinistra come se fosse il diavolo».
Le cose sono però cambiate con le dimissioni e gli interrogatori. Al posto dei consueti scritti di Gianola, nell’Unità del 29 dicembre è comparso un corsivo di Oreste Pivetta che fa un ritratto del manager dimissionario, senza omettere la «grave colpa» di un «arricchimento smodato e trafficato». Segno che il vicedirettore filo-Unipol è in difficoltà, come ha rilevato la giornalista Nunzia Penelope sul Foglio. Ma forse c’è qualcosa di più. Nella redazione romana è palpabile un disagio che Piero Sansonetti - direttore di Liberazione (organo di Rifondazione comunista) ed ex vicedirettore dell’Unità - ha spiegato al Velino in questi termini: «Come può non essere in imbarazzo un giornale che per quattro anni ha fatto del superlegalitarismo la chiave di tutto?».
Pesano ovviamente le intercettazioni telefoniche. La pubblicazione dei colloqui tra lo stesso Consorte e il segretario Ds Piero Fassino ha risvegliato il popolo della sinistra, generalmente poco attento agli intrighi della finanza, i cui sfoghi sono stati ospitati per due giorni dall’Unità. Nella pagina pubblicata ieri c’è chi consiglia ai vertici di «ritirarsi in campagna, come cantava Gaber», chi si dice «molto triste», ma continua a «sperare in una sinistra migliore». Diffusa la convinzione che «la orgogliosa verità etica della sinistra sembra un ricordo lontano legato al vecchio Pci». E non mancano nemmeno i problemi pratici come quelli di un lettore che, denuncia «l’annullamento della diversità» di Unipol e si chiede con chi dovrà assicurare l’automobile.
L’imbarazzo per la difesa di Consorte non ha intaccato l’idea di un complotto contro i Ds. Ieri il titolo d’apertura dell’Unità era: «Intercettazioni, ma chi è il regista?».

Il tentativo di infondere un po’ di spirito combattivo nei lettori però è stato bocciato da Sansonetti. Quel titolo - ha osservato il giornalista - «ricalca in modo impressionante quello pubblicato sull’Avanti! dell’agosto ’93, quando in piena Tangentopoli ci si chiedeva chi fosse il regista».

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