La Turchia attenderà cinque mesi, fino a fine giugno, per dare il tempo al governo di centrodestra di Ulf Kristersson che guida la Svezia di cambiare le leggi antiterrorismo e solo dopo potrebbe sbloccare a Stoccolma la porta d'ingresso nella Nato, oltre un anno dopo la richiesta formale di ingresso.
Lo ha dichiarato nella giornata odierna il portavoce e consigliere della presidenza turca Ibrahim Kalin, uno dei più stretti collaboratori dei Reis Recep Tayyip Erdogan. Mentre per la Finlandia il processo sembra più avviato, sulla Svezia il governo di Erdogan rilancia ancora la palla in avanti.
Le ragioni dell'ostruzionismo turco
Kalin ha dichiarato: "Ci aspettiamo che questi Paesi smettano di essere un porto per terroristi del Pkk e golpisti. Siano sempre stati a favore dell'allargamento della Nato. La Svezia ha recentemente approvato delle modifiche della costituzione e c'è bisogno di attendere Giugno perchè entrino in vigore", per capire se saranno confacenti alle richieste di Ankara.
Senza il sì della Turchia, lo ricordiamo, il pieno ingresso di Stoccolma ed Helsinki nella Nato è bloccato, dato che serve la ratifica di tutti i membri dell'Alleanza Atlantica. L'Ungheria ha promesso di approvarla a febbraio, mentre il segretario generale norvegese Jens Stoltenberg attende le mosse di Erdogan per capire se il processo di adesione che aveva promesso destinato a concludersi "alla velocità della luce" sarà chiuso entro il summit di luglio a Vilnius.
Poi c'è la questione fondamentale del voto turco di maggio, in cui Erdogan sogna il sorpasso su Ataturk come presidente più longevo della storia del Paese. E in vista del quale potrà utilizzare l'arma dello stop alla Svezia nella Nato perché non conforme alle richieste turche come strumento elettorale e di propaganda verso l'elettorato conservatore.
"Le autorità svedesi ci hanno detto che le nuove leggi soddisfano gli impegni presi, noi in base a questo valuteremo e decideremo. La situazione della Finlandia è differente", ha detto Kalin questo pomeriggio, dato che il governo progressista della socialdemocratica Sanna Marin non ha esitato a promuovere leggi che impegneranno Helsinki a non accogliere più con l'asilo politico i perseguitati politici curdi e i presunti terroristi accusati da Ankara di sovversione.
Sul dialogo turco-svedese pesa chiaramente il caso dei recenti roghi del Corano che Kristersson non ha condannato appellandosi a una generica "libertà d'espressione". La Turchia, comprensibilmente, ha visto la sua identità musulmana offesa e ha considerato l'evento di Stoccolma una provocazione nei suoi confronti. Ora tirerà lungo dividendo le sorti di Helsinki e Stoccolma e garantendo alla prima nei fatti una corsia preferenziale negata alla Svezia.
Domani, a tal proposito, Pal Jonson volerà al quartier generale della Nato dove incontrerà il vicesegretario generale Mircea Geoana che intende formalizzare una mediazione e il rilancio del dialogo tra Turchia e Svezia.
Un orizzonte temporale ora esiste, sta a Ankara e Stoccolma negoziarlo. Ma la solidità dimostrata sul campo da buona parte della Nato nel sostegno all'Ucraina dal febbraio 2022 a oggi si è arenata di fronte alla stringente regola dell'unanimità che serve per l'allargamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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