Rapporti

Differenziarsi con modelli di servizio su misura

Il private relationship manager punto di riferimento. Più innovazione tech e semplificazione

Ennio Montagnani

Ubi Top Private è la divisione specialistica di Ubi Banca, dedicata alla gestione dei grandi patrimoni. È nata nel 2017 a seguito dell'operazione Banca Unica, che ha consentito di concentrare tutte le strutture di private banking del Gruppo Ubi, realtà che quest'anno ha completato anche il processo di acquisizione e integrazione di Banca Adriatica, Banca Tirrenica e Banca Teatina. Responsabile della divisione Ubi Top Private è Riccardo Barbarini che, in questa intervista, spiega perché il progetto ambizioso e di forte innovazione tecnologica e finanziaria.

Il punto sulla prima parte del 2018?

«Ubi Top Private è in forte crescita e ci posizioniamo tra i primi 5 operatori in Italia. Siamo cresciuti da 32 miliardi di asset, a fine 2016, a circa 36 miliardi nel 2018. Abbiamo 20mila relazioni. I nostri private relationship manager, nel 2018 sono aumentati: dai 240 del maggio 2017 ai circa 300 attuali, sia per effetto dell'integrazione delle banche acquisite sia per una politica di assunzione di professionisti esterni e di giovani selezionati tra i laureati di miglior talento in Italia».

Le maggiori esigenze manifestate dai clienti?

«L'approccio di Wealth Management caratterizza sempre più il nostro mercato e il servizio al cliente: non è più sufficiente concentrasi solo sulla sua gestione, ma è indispensabile formulare soluzioni in grado di tutelare la consistenza e la trasmissione del patrimonio all'interno della famiglia. Temi come il passaggio generazionale, la protezione finanziaria dei beni, le forme di finanziamento personale e aziendale, sono elementi che devono essere gestiti insieme alle tradizionali tematiche di investimento e asset allocation. È un percorso che richiede sia servizi ad hoc sia investimenti nella formazione dei banker e in tecnologia. Inoltre, anche nel nostro mercato, pur caratterizzato da un'età media elevata, cresce la richiesta di digitalizzazione come canale di contatto e come possibilità per verificare e monitorare l'andamento degli investimenti».

Quali le vostre risposte e soluzioni proposte?

«Stiamo investendo molto per differenziarci, puntando su modelli di servizio personalizzati sviluppati per soddisfare esigenze diversificate sia per fasce di patrimonio sia per tipologia di clientela e sulla tecnologia. Abbiamo voluto far evolvere la figura del private banker; il nostro private relationship manager non è più solo un consulente finanziario, ma diventa il punto di riferimento globale per il cliente».

Novità per i prossimi mesi?

«Vogliamo semplificare tutte le operazioni tramite la digitalizzazione. L'innovazione tecnologica porta semplificazione, velocità e trasparenza, contribuendo in modo determinante all'eccellenza del servizio.

Non vogliamo sostituire il lavoro con le macchine, ma semplificare ai nostri clienti l'accesso a tutti i servizi, di cui saranno ancora i nostri banker a occuparsi».

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