Diritti tv Mediaset

Un altro lunedì a Palazzo di giustizia per Silvio Berlusconi, e di nuovo il tribunale milanese viene blindato: anche stavolta, a pagare il prezzo più alto saranno i fotografi e i cineoperatori, esclusi dall’aula e dai corridoi su ordine del procuratore generale Manlio Minale. Salvo smentite dell’ultimo istante, Berlusconi sarà in aula domani per la nuova udienza del processo per i diritti tv di Mediaset, che lo vede imputato di appropriazione indebita e frode fiscale per la «cresta» che - secondo la Procura - avrebbe fatto sul costo dei film da trasmettere sulle reti Mediaset.
Nell’aula verranno ammessi solo i cronisti armati di taccuino, biro e al massimo registratore. La proposta di Livia Pomodoro, presidente del Tribunale, di ammettere in aula almeno una telecamera della Rai, con l’obbligo di cedere le immagini alle altre reti, si è scontrata con il veto di Minale: a garantire la pubblicità del processo e il diritto di cronaca sono più che sufficienti, secondo il procuratore generale, i pochi posti riservati in aula ai comuni mortali e la presenza della carta stampata.
Ciò nonostante, per il «palazzaccio» milanese si annuncia un’altra giornata campale: anche perché a differenza della udienza lampo che mercoledì scorso ha aperto il processo al premier per il «Rubygate», domani si andrà avanti almeno per tutta la mattinata. L’appeal mediatico del processo diritti tv non è paragonabile a quello per la vicenda della giovane marocchina, ma è probabile che la pressione degli operatori dell’informazione sul palazzo sarà comunque alta. Tanto da dare voce agli avvocati e giudici che già la settimana scorsa hanno protestato per la difficoltà incontrata dalla giustizia «normale» per funzionare normalmente anche nel giorno dei processi al premier. Per questo è possibile che prenda piede l’ipotesi di un «trasloco» dei processi a Berlusconi, in modo da celebrarli senza paralizzare la normale attività della giustizia milanese.

Una soluzione ragionevole sarebbe il trasferimento delle udienze a carico del capo del governo in una delle due aule bunker utilizzate normalmente per i maxiprocessi. Quella di fronte al carcere di San Vittore, in particolare, sarebbe adatta da tutti i punti di vista.

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