Paolo Marchi
nostro inviato a Sestriere
Ghedina ieri: male. Di Ghedina oggi, domani e domenica speriamo solo di non dover dire di male in peggio perché la prima prova sulla pista di discesa è stata disastrosa, roba da chiedersi se Kristian aveva fatto mettere una sorta di frenolina sotto gli sci tanto è parso scendere lento, senza mai acquistare velocità e senza nemmeno capire i tre chilometri e 299 metri della Kandahar Banchetta, che è forse la cosa che lo e ci preoccupa di più.
Era solo la prima prova, oggi ce ne sarà una seconda e domani una terza con la gara domenica, il tempo non manca, ma la convinzione? Per lampezzano, alla quinta e ultima partecipazione olimpica, è soprattutto una questione di testa. Se quella non cè, non ci sono nemmeno le gambe e il fiato. E non è nemmeno un problema di anni. Non è che Ghedina si è allimprovviso scoperto agonisticamente vecchio, trentasei gli anni compiuti lo scorso 20 novembre. Piuttosto, ha fatto bruscamente la conoscenza di unaltra pista che si chiama sempre Giovanni Nasi ma che ha dettagli sensibilmente diversi da quelli che aveva memorizzato a dicembre.
Per capire quanto lampezzano ha sciato piano basta un dato: in libera ha fatto peggio di Giorgio Rocca, il re dello slalom, in prova in prospettiva combinata. Con lo statunitense Rahlves miglior tempo davanti a tre austriaci (Walchhofer a 121, Maier a 127 e Kroell a 139), Ghedina ha concluso appena 34° a 455, roba da picchiate a spazzaneve. Meglio di lui hanno fatto, a livello azzurri, Sulzenbacher, decimo a 221, Staudacher, 19° a 303, Rocca, 31° a 416 e Fill 32° a 434. Quando quattro italiani precedono Ghedina, è segno che Ghedo non cè.
Ieri se ne è andato in albergo imbufalito e demoralizzato, minacciando di non gareggiare perché sarebbe una perdita di tempo, ma è ovvio che al via ci sarà per lui stesso, per i suoi tifosi e per i suoi sponsor, ad esempio sci austriaci, dettaglio che spiega la conferenza odierna a Casa Austria, prima di rito della vigilia in ritiro. Ieri Kristian ha accusato gli organizzatori di avere preparato un tracciato diverso rispetto a 45 giorni fa: A dicembre avevamo avuto la possibilità di sciare in pista e cerano determinate caratteristiche. Adesso che siamo tornati per le prove ufficiali è tutto un fiorire di salti che allora non cerano.
Dura la replica degli organizzatori alle critiche di Ghedina alla pista. «Sono fuori luogo, ieri i capitani di tutti le squadre hanno applaudito il tracciato con un'ovazione». Lo afferma Gianni Poncet, competition manager di Torino 2006 per lo sci alpino che rincara la dose: «Solo Ghedina è scontento - dice Poncet - il nostro lavoro ha ricevuto i complimenti anche di Guenther Hujara, il direttore competizioni della Fis (la federazione internazionale degli sport invernali, ndr). D'altronde che sia una pista tecnica e ben preparata lo dice, meglio di ogni altro commento, l'ordine di piazzamento dei primi tre di oggi, Rahlves primo, Walchhofer secondo e Maier terzo». Ma Ghedina non è convinto per niente. «Non dico che siccome le Olimpiadi sono in Italia devono fare la pista su misura per me, però nemmeno farla impossibile per me. Ci hanno lavorato sopra, tu arrivi qui con unidea ed ecco la sorpresa, un rimbalzare da un salto allaltro. Non mi ci trovo».
E a Kristian, che al Sestriere nel 97 vinse il bronzo ai Mondiali, non piace nemmeno latmosfera, il sistema: «È tutto un controllo, un fare code per andare lì e poi spostarti là, un esibire il pass. Non riesco a essere sereno, mi sembra di vivere in gabbia. E se poi vado in pista e scopro che tutto è cambiato mi demoralizzo e non combino nulla di buono».
Dopo un inverno da leader azzurro, ieri Ghedina è sceso da comprimario costringendo il suo compagno di stanza Sulzenbacher a dargli al scossa: «Lo conoscete tutti Ghedina: se scende dal letto con il piede giusto spacca tutto, se invece scende con quello sbagliato non combina nulla e se ne va a fragole, altro che al traguardo.
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