da Roma
Il dato Istat sul deficit pubblico dei primi nove mesi dellanno getta nello sconforto il ministero dellEconomia. Quel 2,5% del Pil segnato nei primi nove mesi del 2006, al netto degli appesantimenti della sentenza Ue sullIva, è troppo basso. Ed è troppo lontano dal livello previsto dalla due diligence, commissionata dal governo a Riccardo Faini allindomani del giuramento al Quirinale.
Quella relazione sullo stato della finanza pubblica italiana segnalava, appena sette mesi fa, la possibilità che il deficit del 2006 sarebbe stato compreso fra il 4,1 e il 4,6%. Ed è su queste basi che è stato elaborato dal ministero dellEconomia il quadro programmatico, sul quale è stata poi disegnata la Legge finanziaria per questanno da oltre 40 miliardi di euro, così da far scendere il deficit del 2007 al 2,8%.
Ora lIstat dice che quel quadro non è più attuale. In sette mesi (da giugno ad oggi) il deficit è sceso di 2 punti di Pil. Non solo. Ma è assai probabile che a settembre, quando il governo ha predisposto la manovra per questanno, il governo già sapesse del buon andamento dei conti pubblici. Il 2,5% di deficit fotografato dallIstat, infatti, comprende proprio il periodo gennaio-settembre.
Forse è per queste ragioni che Palazzo Chigi e lEconomia hanno deciso di scaricare su un unico esercizio (quello appena passato) il costo della sentenza Ue sullindeducibilità dellIva sulle auto. Si tratta di un «peso» sul disavanzo di 17 miliardi di euro. E tale da portare il dato ufficiale dei primi nove mesi al 4,1%. Ma si tratta di una spesa una tantum che Bruxelles - come previsto dal nuovo Patto di Stabilità - non calcolerà nel deficit strutturale.
Ma non è finita. I dati sulle entrate tributarie, diffusi con trasparenza dal ministero dellEconomia, hanno testimoniato mese dopo mese il buon andamento del fabbisogno e del deficit. Troppo buono per esortare la maggioranza a votare una manovra da oltre 40 miliardi.
Così, in vista dei dati dellautotassazione (cresciuta del 7,9%) con il comma 966 della Finanziaria il governo ha deciso di appesantire ulteriormente il deficit del 2006, scaricandovi sopra il costo dei rimborsi dei bond messi sul mercato da Infrastrutture SpA ed emessi per finanziare gli investimenti delle Fs. In questo modo il deficit dello scorso anno salirà nominalmente a oltre il 5%.
In realtà, ieri sera al Tesoro avevano la netta sensazione che quel livello verrà raggiunto soltanto nominalmente; mentre il dato ufficiale di disavanzo per il 2006 sarà di almeno due punti più basso. Insomma, il deficit italiano del 2006 sarà intorno al 3%: decimale in più, decimale in meno. Insomma, cè la fondata possibilità che, senza gli appesantimenti decisi dal governo, il deficit del 2006 potesse già essere a livelli prossimi ai quali Palazzo Chigi e lEconomia hanno fissato il disavanzo di questanno: il 2,8%. Da qui lo sconcerto del Tesoro di ieri alla vista dei dati Istat.
Pierluigi Bersani non prende in considerazione il deficit al netto degli appesantimenti decisi da Prodi e Padoa-Schioppa.
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