Il dissoluto va di moda e i vizi diventano virtù

La parola c’è, anche se è quasi scomparsa dal lessico quotidiano: è «deboscia» e viene dal francese débauche. Sui vocabolari italiani indica «dissolutezza, crapula, orgia», ed esiste anche l’aggettivo derivato «debosciato». La parola, come si è detto, è caduta in disuso anche per la graduale estinzione dei francesismi a favore dell’inglese che tuttavia in questo caso ricorre anch’esso alla parola débauche come quasi a tutte quelle che indicano vizio e sregolatezza.
La parola, in ogni modo, parrebbe una conseguenza del capitalismo corrotto nei costumi e dell’alta borghesia che tenta di imitarlo. Benché quasi scomparsa come si è detto, essa non ha però eliminato il fenomeno.
Non è nostra intenzione impantanarci in una considerazione moralistica anche perché oggi moralista ha il sapore di un insulto. Ci preme solo segnalare che la deboscia, di cui recentemente abbiamo avuto un clamoroso esempio, paga in immagine, in modello di vita e piuttosto che ostacolare sembra consolidare prestigiose carriere e conferimenti di responsabilità sociali.
Si dirà che una volta i vizi, forse gli stessi, esistevano ma erano del tutto privati e, a causa di una vergogna che ora non esiste più, restavano nascosti piuttosto che ostentati con sorridente disinvoltura.
Così va il mondo e conviene rassegnarsi, anche perché ne è bandita ogni colpevole ipocrisia. Qualche problema tuttavia affiora. Se un genitore o un nonno si trovassero ad avere a che fare con un figlio o con un nipote coinvolti nella débauche come dovrebbero comportarsi? Col castigo neppure a parlarne, escluso del tutto com’è dalle nuove regole comportamentali.
Con la predica neppure perché si corre il rischio di ricevere un sorriso di scherno giustificato dalla bella sorte toccata a rampolli gratificati e vezzeggiati, nonostante la débauche e un certo cinismo nei confronti della propria famiglia.
Non resterebbe che la tolleranza con la sua presunzione di essere alla moda, o il silenzio, francamente umiliante perché somiglia a una resa senza condizioni.


Chi ne ha la possibilità mette a posto la propria coscienza con un bel viaggio premio in prima classe preferibilmente negli Stati Uniti dove se non dell’anima si ha cura del corpo. Ma non tutti hanno tale possibilità; e il ricorso alla mutua non basta...

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