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A ditte e industrie private la malattia costerà 300 milioni

Anche l’influenza A per molti diventa una questione di soldi, anzi di costi. Non quelli che dovrà sostenere il Servizio sanitario nazionale per i vaccini, i ricoveri e gli interventi di terapia intensiva. Parliamo delle spese a carico delle aziende private che vedono come fumo negli occhi l’influenza A. Già, perché il virus pandemico peserà come un macigno sui loro bilanci. La cifra complessiva? Ottimisticamente siamo attorno ai 300 milioni di euro. La previsione di spesa è stata stimata dalla Camera di commercio di Milano prendendo in considerazione il picco pandemico che si prevede sarà tra il 15 dicembre e il 15 gennaio. In pratica, in quel periodo ci sarà il più alto tasso di contagio e moltissimi dipendenti se ne dovranno stare a letto. Nella ipotesi di spesa, sono stati conteggiati (ottimisticamente) tre giorni di assenza per ogni lavoratore, escluso il week end. Con queste premesse i tecnici della Camera di commercio hanno incrociato i dati del ministero della Salute, dell'Istituto superiore di Sanità e del registro delle imprese che ha fornito il numero degli imprenditori e loro dipendenti presumibilmente contagiati. Il risultato emerso è sconfortante: il costo complessivo da contagio di influenza A è di 300 milioni di euro, per mancato lavoro prodotto e per spese di malattia. I danni economici maggiori li subiranno le aziende milanesi con un costo complessivo di oltre 25 milioni di euro, seguite da quelle di Roma con di 21 milioni. Nella lista si piazza al terzo posto Torino con 12 milioni, poi Napoli, Brescia, Bari, Bergamo, Bologna, Firenze, Verona. Sia chiaro. La stima riguarda solo i costi causati dalle assenze provocate dall’influenza A. Se a questo conteggio si aggiunge quello della normale influenza stagionale allora le aziende possono anche evitare di fare festa a Natale. Piangeranno miseria e non a causa della recessione.
Ma anche per lo Stato sarà un inverno duro. La Cgil Fp ha calcolato fino a un milione di statali che potrebbe essere contagiato dall’influenza A e sarà lo Stato, quindi la collettività, a sopportare il prezzo di disservizi e di assenze più o meno giustificate. Ma quello degli statali è un altro pianeta. Le aziende private, invece, tentano a modo loro di fare prevenzione. E in attesa di una direttiva ministeriale ad hoc, i maggiori colossi dell’imprenditoria italiana hanno già iniziato ad impartire ai propri dipendenti norme comportamentali e protocolli d'azione.
Telecom, maggiore operatore telefonico italiano, con migliaia di dipendenti, molti dei quali a contatto con il pubblico, ha già inviato al personale un'informativa sulla nuova influenza utilizzando l'intranet aziendale con i consigli sulle più semplici norme da seguire per ridurre i rischi di contagio quando si viene a contatto con i clienti. L’Eni dovrebbe avviare presto un piano di vaccinazione volontaria contro la normale influenza stagionale con l'obiettivo di innalzare le difese immunitarie dei propri dipendenti anche in vista della diffusione della nuova influenza. La Fiat ha invece scelto la strada della collaborazione con le strutture sanitarie.

In particolare il gruppo è in contatto con la direzione sanitaria dell'ospedale Amedeo di Savoia, pronta a monitorare la situazione e ad intervenire in caso di segnalazioni.

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