Diversificare l'investimento, i consigli degli esperti

Ennio Montagnani

I dati 2016 Gfk-AIPB evidenziano che circa il 17% dei grandi patrimoni è investito in beni reali, tra i quali rientrano anche le opere d'arte: ma il mercato dell'arte è un ambito complesso che richiede competenze specifiche, aggiornamento costante e tempo dedicato. «Requisiti che noi mettiamo a loro disposizione mediante le professionalità di un team di esperti interni e professionisti esterni», puntualizza Maria Cristina Ragazzoni, responsabile Art Advisory di Banca Aletti (Gruppo Banco BPM) secondo la quale le prime cautele da adottare per un acquisto sostenibile in beni artistici sono la selezione della controparte (conosciuta e apprezzata dal mercato per serietà e competenza) e l'attenzione alla corretta documentazione di acquisto, di autenticità e di provenienza.

Per Ragazzoni, nella scelta di un'opera è importante la conoscenza dell'artista, delle sue quotazioni e della sua rilevanza a livello nazionale o internazionale, in parallelo con quanto avviene per gli strumenti finanziari, in quanto questi criteri ne definiscono la liquidabilità.

«Il criterio estetico riveste importanza pari a quella del valore economico, quindi è fondamentale acquistare ciò che ci trasmette sentimenti positivi, in sintonia con le nostre attitudini. L'investimento in opere d'arte non deve perseguire intenti speculativi, ma piuttosto essere mirato alla conservazione del patrimonio in esso investito, tenendo ben presenti tempi e costi di compravendita che incidono significativamente su questi asset», specifica Ragazzoni, mentre Gabriele Boni ceo di arteinvestimenti.it si rivolge al pubblico retail e dice: «Dare un tempo di almeno 5-7-10 anni all'opera acquistata. Solo nel medio lungo periodo, infatti, le opere possono esprimere il loro potenziale con rivalutazioni di grande soddisfazione. Quindi, investire in opere d'arte il 15% circa della somma che si ha a disposizione. Se un risparmiatore avesse 100mila euro, potrebbe impiegarne 15 mila in opere d'arte».

Per Boni il problema non sono gli artisti promettenti e con ottime potenzialità a medio lungo termine (ce ne sono molti) quanto piuttosto un altro aspetto. «Occorre affidarsi a consulenti che siano veri professionisti evitando i mercati improvvisati.

Da noi vengono i clienti dicendoci la somma di cui dispongono per l'investimento in arte (1.000 euro piuttosto che 100mila) a cui proponiamo piani di investimento a basso, medio o alto profilo di rischio, spiegando loro le differenze: spetta poi al cliente scegliere», conclude Boni.

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