Docenti regionali: anche i sindacati dicono sì

MilanoLa svolta federalista della scuola la scrivono nero su bianco i rappresentanti sindacali della Uil sul documento da presentare al governatore della Regione Lombardia qualche ora prima del convegno di ieri organizzato a Milano per uscire dalla crisi. Chiedono che vengano istituite le cosiddette «graduatorie regionali per gli insegnanti», un albo regionale appunto, dove chi si iscrive, personale docente e non, indipendentemente dal luogo di nascita, deve garantire di risiedere in Lombardia. Per velocizzare l’assegnazione dei posti disponibili ed evitare il fenomeno del pellegrinaggio degli insegnanti da una parte all’altra del Paese, di quelli che ad esempio che vengono chiamati dalla Sicilia per un mese di supplenza al Nord e che poi non arrivano mai. Proprio come è successo un mese fa, quando l’ufficio scolastico regionale aveva bisogno di quattromila insegnanti di sostegno e hanno risposto soltanto in cento. Ma il punto è che è la prima volta che un’associazione confederale presenta e sostiene una proposta simile. «Se alcune scelte portano a un federalismo scolastico, perché no - rispondono i sindacalisti -? L’importante è salvare la scuola». E se qualcuno ha delle obiezioni da muovere, lo faccia. «Di solito è sempre la struttura centrale che si allarma di fronte a qualsiasi cambiamento che possa sottrarre potere a livello nazionale».
Giurano i rappresentanti dei lavoratori che questa presa di posizione, in realtà è soltanto una scelta di assoluta e piena ragionevolezza e che va a tutto vantaggio del benessere dell’istruzione e degli insegnanti. «È una misura organizzativa elementare: se si fanno graduatorie regionali e si limitano le domande, ci sono persone disponibili.

In questo modo diamo una possibilità ai precari», spiega Walter Galbusera, segretario regionale della Uil Lombardia. Ma dalle istituzioni scolastiche a tutta la pubblica amministrazione, il passo è breve. «Quella delle liste regionali per i supplenti è una sperimentazione. Ma è ovvio che può valere per tutto il pubblico impiego».

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